Il nuovo tempio
Cerimonia di inaugurazione alla chiesa valdese di Dipignano. Un edificio che testimonia una storia di discriminazioni.
Ricostruire il tempio, ricostruire la fede
Un luogo di culto donato nel 1995 alla Tavola valdese dal vescovo di Cosenza: un segno importante dopo le lunghe incomprensioni
Il luogo dove sperimentare l’Evangelo
Proprio qui in Calabria, dove si sono verificati eccidi di valdesi ad opera delle autorità cattoliche, e dove nei più anziani della comunità di Dipignano è ancora viva la sofferenza per le passate discriminazioni religiose, c’è un luogo di culto singolare, forse unico in Italia. In questo paesello, così poco abituato alle novità, il tempio ri-costruito di Dipignano, diventa per noi protestanti allusione alla fraternità come luogo dove sperimentare l’efficacia dell’Evangelo che rinnova la vita; un semplice invito ad esistere alla presenza di Dio che ci apre la strada al futuro. Al di là di tutte le alchimie con le quali cerchiamo di fare argine alla crisi, il tempio di Dipignano, proprio con i suoi accostamenti di elementi vecchi e nuovi, ci fa consapevoli che Dio solo ha il potere di rinnovare ogni cosa. Per questo noi ci affidiamo alla sua parola antica, ma non per questo inattuale; ritorniamo con più concentrazione al tesoro dal quale trarre cose nuove e cose antiche (Mt.13, 52). Questo tesoro è stato trovato dagli uomini e dalle donne che sono all’origine della comunità evangelica di Dipignano, come Francesco ed Adelina Scornaienchi. La loro testimonianza di ubbidienza all’Evangelo è stata vissuta tra le pieghe della storia minima di una regione “decentrata” rispetto agli eventi dell’Italia del dopo guerra fino ad oggi. Ma dalla loro umile testimonianza è sorta una piccola comunità di credenti convinti, che rimane fattore di novità e diversità in una terra dove il tradizionalismo, soprattutto religioso, ha reso difficile il rinnovamento di strutture di pensiero e della vita. Francesco Scornaienchi (1869-1953), fino al 1902 era un fervente cattolico. Lavorando come capo minatore alla costruzione delle gallerie in Calabria, conobbe un tale evangelico di nome Nicola Mandarino, di origine abruzzese. Quando Francesco partì per il Brasile in cerca di lavoro, Nicola volle raggiungerlo nonostante le numerose lettere che l’amico e collega gli avesse scritto in cui cercava di dissuaderlo, perché la situazione lavorativa in Brasile non era delle migliori; il suo intento era quello di continuare a parlare all’amico dell’Evangelo. Così Francesco, dopo aver ascoltato un culto in una chiesa, si convertì. Tornato in Italia, la sua decisione all’inizio non fu accolta con entusiasmo dalla famiglia cattolica, ma Francesco spiegò ai suoi familiari i motivi che lo avevano portato ad intraprendere quella strada ed essi, in seguito, capirono e accettarono. Inizia così la predicazione «evangelica» a Dipignano: Francesco Scornaienchi teneva il culto in casa propria, nella camera da letto; giovedì e domenica culto pubblico e tutte le sere culto familiare. Circola ben vivo nella memoria dei più anziani della comunità, il racconto dei conflitti che l’«eresia» suscitava. L’opposizione del parroco fu senza mezzi termini, e il paese fece gruppo compatto contro la corruzione della falsa dottrina. Ma nonostante l’emarginazione, Francesco continuò la sua opera di evangelizzazione; anche quando dovette emigrare in Argentina, Canada, Stati Uniti, Africa. Soltanto nel 1946 venne mandato il primo pastore valdese ad occuparsi di Cosenza e Dipignano. Morto Francesco, fu la figlia più piccola, Adelina, a mandare avanti l’opera di suo padre. Comprò la stanza in cui il padre teneva i culti e continuò a predicare e a svolgere opera diaconale, fino alla morte avvenuta all’età di 91 anni il 17 febbraio 1999. Queste brevi note storiche, ci danno il senso di come a Dipignano la fede non sia stata mai adesione formale ad un credo religioso, né una forma di semplice socializzazione religiosa. Per coloro che ci hanno preceduto a Dipignano, essere valdesi ha significato incarnare la novità del messaggio di Gesù; ha voluto dire scoprire qualcosa di nuovo ed inatteso, cambiare vita, ricominciare da capo per essere dei cristiani. Oggi, l’inaugurazione del tempio di Dipignano ci riporta alla coscienza l’attualità di questi pensieri: il Signore vuole ri-costruire la nostra fede.
(Rosario Confessore)