Valdo da Lione

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Valdo da Lione (in latino Valdesius, o Valdès in provenzale). Siamo nel 1174.

VALDO (da cui valdese) era un mercante di Lione, di poco anteriore a san Francesco (XII-XIII sec.) che decise, al termine di una profonda crisi spirituale, di vivere l’esperienza degli apostoli al seguito di Cristo. Di conseguenza vendette i suoi beni e si consacrò alla predicazione del Vangelo. Nel prendere questa decisione egli non intendeva ribellarsi alla Chiesa, pensava anzi di collaborare al suo rinnovamento seguendo l’esempio degli apostoli; fu invece scomunicato insieme ai suoi seguaci. Il movimento valdese, detto “dei poveri”, di Lione in Francia e di Lombardia in Italia, si estese in Europa, raccogliendo consensi fra il popolo.

La sua vicenda si inserisce in un contesto che intorno all’XI sec. vede sorgere la disputa per la predicazione dei laici. E’ una disputa cioè che riguarda la libertà per tutti, uomini e donne, di poter leggere e predicare l’Evangelo. I valdesi sono i primi anche in questo. Cioè affermano chel’Evangelo è di tutti, ma proprio di tutti, anche dell’altra “metà del cielo”, delle donne appunto. Gli uomini e le donne dei primi valdesi leggono e predicano allo stesso modo l’Evangelo in maniera itinerante come gli apostoli.

Si rivendica insomma il diritto di chiunque a predicare, fino ad allora unica prerogativa del clero e della chiesa ufficiale.

Vasti movimenti popolari di opinione lottano contro una chiesa simoniaca e corrotta, che si arricchisce a scapito della povera gente. La stessa chiesa che in tutti i secoli del Medioevo a partire da Carlo Magno (‘800 d.C.), è divenuta struttura istituzionale dell’Impero, organizzata in veri e propri vassallati, con a capo i vescovi, i quali svolgono un ruolo di presidio di potere nonché di mediazione culturale e ideologica di massa. In questi secoli non esiste nessun’altra istituzione che regge lo stato. L’Europa è governata dalla struttura della chiesa romana organizzata sul modello dell’antico Impero dei Cesari.

Questa chiesa “feudale” è fortemente carente nella cura delle anime. Chierici e monaci sono fortemente ignoranti riguardo alle scritture, a volte anche analfabeti.

Sono forniti di una serie di strumenti per la predicazione, cioè di raccolte di testi già composti in latino da mandare giù a memoria che devono semplicemente volgarizzare nella lingua che il popolo comprende visto che ormai il latino nessuno lo parla.

Nella predicazione non vi sono riferimenti biblici o contenuti teologici. Si tratta di una serie di precetti morali e di regole comportamentali alle quali il buon cristiano deve attenersi.

Le prediche sono l’unico mezzo di comunicazione di massa, e servono a plasmare e influenzare la pubblica opinione o meglio le menti di contadini ignoranti e superstiziosi.

Intere popolazioni del centro Italia ma soprattutto del sud sono lasciate in balia di una religiosità del tutto pagana, nella quale superstizioni e credenze popolari non hanno nulla a che fare con gli evangeli e Gesù Cristo.

I Gesuiti nel XVII secolo chiameranno il nostro Sud “Indie d’Italia”, cioè una terra da civilizzare prima ancora che da cristianizzare cattolicamente con la forza.

Nel secolo XII, si viene a creare così un nuovo clima culturale, prima ancora che spirituale, nella quale la diffusione di versioni in lingua volgare della Sacra Scrittura e di testi sacri pone le basi di una nuova cultura religiosa. I laici si intromettono nell’esclusività della mediazione culturale e politica, negli insegnamenti pseudo-spirituali riservati solo al clero e intraprendono la disputa per il diritto a predicare e annunciare l’Evangelo.

Questo non può che aprire un conflitto con la gerarchia ecclesiastica.

A Milano questo movimento prende il nome di Pataria ed ha la sua data di nascita nella quaresima del 1057.

In questi anni compaiono in Occidente anche i primi missionari Catari (dal greco: puri) venuti dall’Est. Tra il 1150 e il 1250 si organizzano in una propria gerarchia ecclesiastica, sono già una contro-chiesa, e si dotano di un complesso di dottrine religiose, le quali ruotano intorno all’esistenza nella realtà di due principi diversi e opposti, quello del bene e quello del male, il cosiddetto dualismo, di memoria manichea.

Ma a prescindere dalla loro dottrina, l’eresia catara diffonde tra i laici versioni in lingua volgare del Nuovo Testamento. E proprio dalla lettura di una traduzione della Bibbia, fatta eseguire a sue spese, che il ricco mercante di Lione Valdo, tra 1174 e 1176 si converte all’evangelo e inizia condurre una vita in povertà e a predicare in modo itinerante imitando gli apostoli. Leggendo e rileggendo questa raccolta di libri della Bibbia e di padri della chiesa, Valdo finisce per impararla a memoria.

Secondo la tradizione fu colpito in particolar modo dalle parole rivolte da Gesù al giovane ricco: “Va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Matteo 19, 21). Decide allora di abbandonare la moglie, fa accogliere le figlie in un monastero e offre tutta la sua ricchezza ai poveri.

Fatto voto di castità e vestiti solo di stracci, Valdo e i suoi seguaci vanno in giro a predicare la Paroladi Dio; ben presto il gruppo viene identificato come “Poveri di Lione“.

La loro predicazione si svolge all’interno dell’ortodossia della chiesa romana, rivolgendosi principalmente contro il dualismo cataro,  guardandosi bene dall’essere confusi con essi.

Portando a esempio la loro scelta di povertà, si pongono inevitabilmente in contrasto con la ricca gerarchia ecclesiastica che godeva di ampi privilegi. La loro scelta di vita incoraggiata e lodata fin tanto che restava in un ambito privato, diventa pericolosa se esibita pubblicamente come un esempio per tutti.

Valdo non solo si scontra con il divieto esplicito alla predicazione dei laici, ma appare potenzialmente eversivo per la stessa struttura della chiesa.

Avendo negato loro il permesso di predicare, essendo dei laici, ma non avendo sortito effetto in Valdo nel distoglierlo dalla sua opera, nel 1184 il papa emana la scomunica contro i Catari e i dissidenti religiosi di ogni genere accomunandoli in un’unica condanna.

Nonostante la condanna e la caccia degli inquisitori, nei decenni successivi e per tutto il secolo XIII i predicatori valdesi non si fermano e diffondono la loro predicazione in Provenza e in Italia settentrionale.

Alla condanna papale segue anche la cacciata da Lione, ma il movimento valdese continua la sua espansione verso il Mezzogiorno di Francia e il Settentrione d’Italia, giungendo anche in alcune regioni della Germania, in Svizzera, e persino in Austria, Spagna, Ungheria, Polonia e Boemia.

Perde però la sua compattezza originaria e inizia a sfaldarsi in gruppi locali differenziati tra loro. La prima grande spaccatura avviene nel 1205 circa, quando una parte consistente di valdesi di Lombardia dà vita a un gruppo autonomo detto appunto Poveri Lombardi, che sarà poi riassorbito in poco tempo dagli ordini cattolici dei frati mendicanti.

Alla fine del ‘200 i valdesi dovranno rendersi conto che non è più possibile trovare sacerdoti cattolici disposti ad ammetterli ai sacramenti e dovranno organizzarsi in proprio, per cui saranno costretti definitivamente a porsi al di fuori della chiesa di Roma.

Vivendo nella clandestinità, e spesso riuscendo a nascondersi in zone impervie e inaccessibili, il movimento valdese riuscirà ad arrivare al XVI secolo e ad aderire alla Riforma protestante franco-elvetica, su invito del pastore Farel di Ginevra, lo stesso che convincerà Calvino a iniziare la sua opera nella città di Ginevra dove i due fonderanno l’Università.

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