Una nuova stagione per la libertà religiosa – Editoriale

Scritto da Fcei il . Postato in Notizie Evangeliche

di Paolo NasoFu un democristiano del calibro di Ciriaco De Mita a porre a tema, nel lontano 1990, l'esigenza di una legge sulla libertà religiosa che superasse la normativa risalente al 1929 e al 1930. Lo fece sull'onda lunga di una nuova stagione dei rapporti tra lo Stato e le confessione religiose che si era aperta nel 1984 con la revisione concordataria e, in una successione non casuale, con l'approvazione delle prime "Intese" previste dall'articolo 8 della Costituzione. Il progetto De Mita non andò a buon fine e non ebbe migliore esito un analogo tentativo compiuto da Giulio Andreotti pochi anni dopo. Da allora, tra frenate (molte) e accelerazioni (poche) nessuna sostanziale novità, ed ancora oggi la delicatissima materia della libertà di culto si regge sulle leggi sui "culti ammessi" approvate durante il fascismo e variamente emendate dalla Corte costituzionale negli aspetti più illiberali. L'ultima accelerazione, alla quale è seguita una frenata brusca e permanente, è del 2007 quando un lungo lavoro avviato dall'on. Domenico Maselli e poi ripreso dai parlamentari Valdo Spini, Marco Boato, Lucio Malan ed altri sembrava portare a una nuova legge. Ma le preoccupate critiche della CEI, l'ostruzionismo della Lega Nord e la scarsa convinzione della maggioranza parlamentare concorsero nel portare quel provvedimento su un binario morto.Negli stessi anni, il processo "parallelo" relativo all'approvazione di un nuovo pacchetto di Intese - quelle con l'Unione buddista italiana e la Congregazione dei Testimoni di Geova risalgono al 2000 - non ha avuto migliore fortuna, e a oggi ben sei confessioni religiose sono in attesa di un voto parlamentare che riconosca loro una piena tutela giuridica ai sensi dell'articolo 8 della Costituzione.È questo il quadro che ha fatto da sfondo al convegno promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche insieme ad altri enti ampiamente rappresentativi dell'articolata realtà dell'evangelismo italiano. Ma erano presenti anche esponenti di prima linea delle comunità induiste, buddiste e islamiche, tessere sparse ma emblematiche di quel mosaico "delle religioni" che si va costruendo anche in Italia. Sono state quasi dieci ore di confronto intenso e rigoroso tra giuristi, rappresentanti delle varie confessioni religiose, politici: tutti a vario titolo protagonisti di un confronto pubblico su un tema che, unanimemente, è stato riconosciuto di grande rilevanza democratica e costituzionale. In pochi anni l'Italia ha sensibilmente modificato il suo profilo confessionale, sia cedendo molti spazi alla secolarizzazione che assistendo a un'inedita pluralizzazione delle scelte e dei comportamenti religiosi. Una moderna legge sulla materia delle libertà religiose, pertanto, non è e non deve apparire il tema di bandiera di "minoranze" impegnate a tutelare se stesse. Rimanda, invece, a una grande questione democratica connessa ai principi fondamentali di laicità e di libertà di coscienza. Seconda conclusione, ampiamente condivisa tra gli intervenuti, è che se nella legislatura in corso non vi sono le condizioni per varare un testo di legge su questa materia, è però urgente che la classe politica risponda alle sollecitazioni che riceve dalla società civile, dalle comunità di fede e dalle sempre più evidenti dinamiche socioreligiose. In questa prospettiva, un segnale importante sarebbe l'approvazione di tutte e sei le Intese all'esame del Parlamento. Presto e insieme, applicando l'articolo 8 della Costituzione senza distinguere tra culti "facili" e "problematici", giudeocrsitiani e orientali, ma dimostrando che per il legislatore italiano tutte le confessioni religiose sono davvero "ugualmente libere di fronte alla legge", come recita lo stesso articolo della Carta fondamentale.Ed è significativo che su questa prospettiva si siano ritrovati autorevoli esponenti del PdL e di FLI, del PD e di SEL, insomma delle principali forze politiche che sostengono il governo Monti e di uno dei partiti all'opposizione. Un segnale culturalmente e giuridicamente incoraggiante: la libertà religiosa non dovrebbe mai essere tema di parte perché è al centro dei valori e delle istituzioni democratiche. Vedremo se la politica italiana di questi anni sarà all'altezza di una sfida così alta.Terza e ultima considerazione, anche questa ampiamente condivisa: per raccogliere in estate bisogna seminare in autunno. Occorre insomma che le forze politiche, le comunità di fede, gli opinion maker che hanno a cuore questi temi trovino la forza di porli al centro del dibattito pubblico sin da oggi, superando i tatticismi e le prudenze di chi non si espone perché teme di identificarsi con una causa che suppone controversa, minoritaria e sostanzialmente sgradita alla confessione di maggioranza. Il tema va posto oggi, in questa legislatura, perché entri nelle piattaforme elettorali dei partiti che si accingono al confronto pubblico in vista del voto. Perché il Parlamento della prossima legislatura possa votare una buona legge sulla libertà religiosa, il tema deve crescere tanto all'interno dei partiti che della società civile. Neanche la politica può vivere di solo spread.

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