Un compagno di viaggio – Editoriale di Luca Baratto

Scritto da Fcei il . Postato in Notizie Evangeliche

Lunedì scorso ho letto l'estratto pubblicato su “Repubblica” dell'ultimo libro di Umberto Veronesi, nel quale l'autore spiega il suo ateismo con l'impossibilità di coniugare l'esistenza di Dio con la presenza del male – quel male che egli quotidianamente sperimenta nel cancro che consuma gli esseri umani.Premetto che io, a differenza di Veronesi, credo in Dio e faccio del mio meglio per essere un discepolo, il più possibile fedele, di Gesù Cristo. E tuttavia dopo aver letto l'estratto mi è venuto da dire, proprio dal cuore: “che bella testimonianza!” Perché se quest'uomo è senza Dio non è però senza spiritualità. Una spiritualità laica - o atea, forse dovremmo dire – in cui l'amore per la scienza va insieme all'amore per l'essere umano; che impegna la vita di una persona a combattere il male (e io da credente mi sono posto con imbarazzo la domanda se esista qualcosa nella mia vita che si possa qualificare allo stesso modo: ho mai combattuto il male, io?). E poi, ecco finalmente un ateo che non è roso dal rancore verso la religione, che non sente la necessità di smascherare presunte ingenuità e inganni (e ce ne sono) nascosti nella fede di chi crede, ma che presenta una spiritualità positiva, capace di lasciarsi coinvolgere in un progetto e in una missione. Nella mia formazione di credente mi è stato insegnato, dalla mia famiglia e dalla mia chiesa, che una persona capace di questo slancio è sempre un buon compagno di viaggio, con il quale si può fare ben più che un pezzo di strada. E mi è stato anche insegnato a non stupirmi del fatto che una persona “buona” possa non credere in Dio, perché tante possono essere le ragioni e le esperienze che conducono a questa convinzione. E infatti la ragione addotta da Veronesi è delle più serie, forse la più seria: come conciliare l'esistenza di un Dio buono con il male, e non un male astratto ma quello del tumore che consuma sotto gli occhi di familiari, amici e dottori il corpo di un bambino. E' un'osservazione che è stata ripresa da giornali e televisioni ma che riguarda una questione che è del tutto velleitario pensare di poter risolvere in un articolo, in un dibattito televisivo, nell'opinione chiesta al volo a questo o quel prelato. Ci sono pagine e pagine di riflessioni teologiche e non hanno risolto il problema. Come credente so solo questo: che la vita è contraddittoria e in essa il senso e il non senso sono intrecciati in modo tale che laddove si sperimenta l'insensatezza maggiore – e il male è insensato – si può scorgere uno spazio di senso per la propria esistenza, un piccolo spazio di senso sufficiente a illuminare l'esistenza intera. Così per me è Gesù Cristo: un piccolo frammento di senso nel mezzo di un mondo che testimonia tutto il contrario – piccolo e tuttavia sufficiente a illuminare tutta la mia esistenza. In questo con il professor Veronesi, presumo, siamo diversi. Ma la fede non è avere tutte le risposte a tutte le domande. La fede è soprattutto camminare: camminare con Gesù, seguirlo, e camminare anche con gli altri. E oggi, piuttosto di essermi imbattuto in un chirurgo senza Dio, mi sembra di aver scoperto un compagno di viaggio. (nev-notizie evangeliche, 47/2014)

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