“Mi auguro che la KEK rafforzi l’aspetto spirituale della sua comunione” – Intervista a Guy Liagre, segretario generale KEK

Scritto da Fcei il . Postato in Notizie Evangeliche

a cura di Gaëlle CourtensRoma (NEV), 26 giugno 2013 - Dal 3 all'8 luglio sono attesi a Budapest in Ungheria 230 delegati di 115 chiese ortodosse, anglicane ed evangeliche di tutta Europa: è qui che si svolgerà l'Assemblea della Conferenza delle chiese europee (KEK), che quest'anno avrà a tutti gli effetti carattere costituente. Al termine dell'importante appuntamento per l'ecumenismo europeo, la KEK infatti avrà una nuova struttura, più snella ed efficiente, un nuovo statuto con nuovi sistemi di governance anche in linea con le necessità di "spending review". Molti ancora i punti in sospeso - a cominciare dal numero delle sedi che oggi sono tre (Ginevra, Bruxelles e Strasburgo) - su cui dovranno decidere i delegati. A pochi giorni dall'apertura dell'Assemblea abbiamo rivolto alcune domande al suo segretario generale, il pastore riformato belga Guy Liagre.La KEK è nata nel 1959 con l'obiettivo di costruire ponti tra realtà diverse: tra le due Europe al di qua e al di là della cortina di ferro, tra chiese protestanti e ortodosse. Oggi, di fronte al quadro geopolitico e socioeconomico largamente mutato, la KEK sente l'esigenza di una ristrutturazione. La nuova struttura sarà ancora in grado di assolvere alla storica funzione della costruzione di ponti?Penso proprio di sì. Dobbiamo guardare al futuro. Cosa vogliamo che sia la KEK per le chiese in Europa, ma anche nel rapporto con le istituzioni europee e con la società civile?Finora la KEK aveva lo scopo di offrire alle chiese membro il proprio know-how. Ora invece vogliamo lavorare in una struttura, più efficiente e più snella, che guardi ai contesti locali al fine di armonizzare il lavoro a livello internazionale. Si tratta di portare avanti progetti che affrontino con maggiore flessibilità le tematiche che via via ci si pongono. Progetti che possono andare dai problemi della corruzione alla situazione dei rom, dal rapporto con i nuovi movimenti evangelicali alla condizione delle chiese minoritarie in Europa, e via dicendo. Per meglio costruire ponti - tra Nord e Sud, tra ricchi e poveri, tra confessioni e religioni diverse – è necessario porsi la domanda su quali compiti concreti abbiamo come KEK, senza tuttavia dimenticare che il ruolo delle chiese è anche quello di tentare di "de-costruire" certe idee preconcette. Insomma, con la nuova struttura l'idea è di agire in rete con le chiese membro su problematiche concrete, coinvolgendole nel lavoro sul campo. L'Assemblea di Budapest dovrà decidere sull'opportunità di mantenere le sedi di Ginevra e Strasburgo. C'è il rischio che come sede rimanga solo quella di Bruxelles?Secondo il rapporto proposto dal Comitato centrale della KEK all'Assemblea, l'idea è di mantenere e rafforzare la sede di Bruxelles, importante per i rapporti con le istituzioni dell'Unione Europea (UE). Naturalmente la razionalizzazione delle sedi dipende anche da motivi finanziari. C'è chi propone comunque di mantenere un desk al Centro ecumenico di Ginevra, ma lo dovrà decidere l'Assemblea. Anche su Strasburgo le opinioni divergono. C'è chi dice di mantenere un ufficio a Strasburgo, finché ci sono le risorse, dopodiché si vedrà. Io sono del parere che da un punto di vista delle priorità strategiche della KEK, avere una sede nella città dove siede il Consiglio d'Europa, sia indispensabile. Sono numerose le chiese membro della KEK, almeno un 30-40%, che non rientrano nella UE, ma fanno parte dei 47 paesi del Consiglio d'Europa. Se ne discuterà a Budapest.Con la ristrutturazione cambierà anche la composizione degli organi di governance. E' previsto un presidium, o esecutivo, e un Comitato centrale ridimensionato. Non c'è il rischio di una minore rappresentatività, soprattutto per le chiese minoritarie?E' vero che ora, con meno persone impegnate a livello di governance, si porrà il problema degli equilibri interni agli organi tra donne e uomini, confessioni diverse, provenienze regionali, giovani e meno giovani, laici e ministri di culto, chiese maggioritarie e minoritarie. Comunque, finora i 2/3 delle chiese membro non erano rappresentate nel Comitato centrale composto da 40 membri, e quindi non è che inciderà poi molto sulla rappresentatività.Detto questo, le chiese minoritarie sono sempre state al centro della preoccupazione della KEK. Con la nuova costituzione le assemblee in futuro avranno un meccanismo di rappresentanza diverso. Per quanto riguarda il numero dei delegati prevediamo delle quote: una sorta di protezione per le chiese minoritarie. Tutte le chiese membro con meno di 100mila fedeli avranno 1 delegato, quelle sopra i 2 milioni ne avranno 5, con 2, 3, o 4 delegati per le fasce intermedie. Insomma, anche le chiese con 20 milioni di fedeli avranno sempre 5 rappresentanti. In questo modo si restringerà il gap di rappresentanza tra chiese minoritarie e maggioritarie.Personalmente, cosa si augura per l'Assemblea?Spero che ci saranno delle discussioni non solo in termini costituzionali ed istituzionali, ma anche di contenuto: vorrei che potessimo avere il tempo e l'attenzione anche di concentrarci sul ruolo che abbiamo per la testimonianza cristiana in Europa. In generale, per quanto mi riguarda, mi augurerei che la KEK possa rafforzare l'aspetto spirituale della sua comunione, nel senso latino del termine "communio". La tradizione ortodossa da questo punto di vista ha molto da offrire. Va bene impegnarsi sul fronte dei rapporti con le istituzioni europee, con la società, con le altre religioni, ma non dobbiamo dimenticare che siamo in prima battuta una conferenza di chiese.

Tags:

Scrivi il tuo commento...
(Devi inserire Nome e E-mail)

8x1000