Martin Lutero

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Martin Lutero (Martin Luther 1484-1546)
Nacque il 10 novembre 1483 ad Eisleben (in Sassonia) da Hans Luther, minatore, e da Margarethe Lindemann. Il padre, grazie alla sua ambizione, da lavoratore in miniera scalò i gradini dei ceti sociali superiori per divenire magistrato a Mansfeld.

Per calcare le impronte paterne Martin fu indirizzato verso gli studi giuridici all’Università di Erfurt dove, la leggenda ci racconta che, imprigionato in una foresta durante un temporale, fece un voto al Signore; se Questi gli avesse salvato la vita, Lutero Lo avrebbe contraccambiato dedicandogli la sua. Infatti un lampo cadde vicino al suo corpo abbattendo un albero e il “miracolato” Martino abbandona di conseguenza gli studi universitari per entrare nel locale convento agostiniano. Ordinato sacerdote viene trasferito a Wittemberg in Sassonia dove inizierà nel 1513 ad insegnare teologia.

Nel 1517, quattro anni dopo essere stato nominato arcivescovo di Mandoza dietro il pagamento di 10.000 ducati, Alberto di Hohenzollern, ottiene dal Vaticano l’appalto per la riscossione delle indulgenze per la costruzione della basilica di S. Pietro, scatenando le proteste sia dei fedeli, sia di una parte consistente di ecclesiastici fra i quali uno sconosciuto, o quasi, monaco agostiniano, Martin Lutero.

Quest’ultimo scrisse una lettera ad Alberto, o come ci tramanda la tradizione, affisse alla porta della basilica le “95 tesi” contro questa pratica che non rispettava affatto quelli che erano i principi del Vangelo sulla remissione dei peccati. Intento di Lutero non era quello di operare una rottura con Roma, bensì quello di criticare quello che era divenuto un commercio e riportare alla luce i principi biblici sui quali i credenti potessero giungere alla salvezza.

Non così la pensarono in Vaticano che in primo momento ammonirono verbalmente il monaco attraverso il cardinale Tommaso Di Vio e, in un secondo tempo nel 1520, con la bolla papale Exurge Domine, Leone X chiese ufficialmente a Lutero di abiurare le proprie tesi pena la scomunica. Si arrivò così alla rottura tra il monaco, che bruciò pubblicamente la bolla consegnatagli e Roma.

Lutero, allora, attraverso i suoi studi, e scritti, cominciò a disegnare quelli che successivamente sarebbero stati i principi fondamentale delle Chiese protestanti nate dopo la riforma. Primo fra tutti la dottrina della “salvezza per fede” (Sola Fide); l’unico mezzo attraverso il quale l’uomo può giungere alla salvezza, è quello della fede. Nessuna azione umana può fare da rimedio all’abisso venutosi a creare con il peccato originale e solamente la grazia di Dio (Sola Gratia) è in grado di fare guadagnare all’uomo peccatore la vita eterna.

Lutero sosteneva inoltre che per ottenere la salvezza é l’uomo in prima persona, senza nessun intermediario (il sacerdozio universale dei credenti) che deve instaurare un rapporto personale con Dio. Ciò può avvenire unicamente con una lettura ed uno studio attento della Bibbia (Sola Scriptura). Lutero sosteneva che il credente deve attenersi scrupolosamente a ciò che il Signore ci ha voluto comunicare, e far conoscere, attraverso il Testo Sacro. Nulla di ciò che non è scritto ha valore per Dio e, di conseguenza, ha negato la validità dei sacramenti ad esclusione di quelli istituiti dal Signore: il battesimo, l’ eucarestia e, a suo giudizio, la confessione.

Il quadro venutosi a delineare era ormai sin troppo chiaro; quella che all’inizio era semplicemente una critica, da parte di un monaco zelante, al potere del clero si era trasformata in una vera e propria frattura del cristianesimo che venne sancita con la definitiva scomunica di Lutero da parte del Vaticano agli inizi del 1521. Intanto lo scenario politico vedeva l’ascesa al potere di Carlo d’Asburgo, nominato imperatore nel 1519 con il nome di Carlo V, che ereditando i vasti domini dei genitori vedeva riuniti sotto la sua corona i domini degli Asburgo (il Sacro Romano Impero) e quello dei re di Spagna (Castiglia ed Aragona) su due continenti.

Cattolico e alunno di Erasmo da Rotterdam anch’egli sentiva profondamente la necessità di una riforma della Chiesa anche se, per ovvie ragioni diplomatiche, non sarebbe comunque stato disposto ad avallare uno scisma.

La sua posizione si delineava così delicatissima. da una parte sentiva in sé il dovere di proteggere sotto la sua corona l’integrità del cristianesimo e dall’altra, invece, vedeva la sua opposizione alle tesi luterane come un ostacolo ai suoi buoni rapporti con i principi tedeschi che avevano appoggiato apertamente le nuove idee di riforma.

Fra tutti basti citare il principe elettore di Sassonia, Federico il Saggio, il quale oltre che avallare le proposte di Lutero ottenne dall’Imperatore il bando di una Dieta imperiale dove Lutero avrebbe potuto pubblicamente difendere le sue tesi.

La Dieta si riunì a Worms nell’aprile del 1521 e vide un Lutero, fermo nelle sue posizioni, che non volle sottomettersi alle richieste del pontefice, anzi si appellava ad un concilio per la definizione della questione.

Carlo V, che più volte in seguito riproporrà al Vaticano la riunione del sospirato concilio, si vide costretto alla messa al bando dell’ormai ex monaco dai territori imperiali, e dichiarò condannate pubblicamente le sue dottrine. Lutero, allora, dovette rifugiarsi di nascosto nel castello di Wartburg sotto la protezione di Federico il Saggio e, con il cui appoggio, nell’anno successivo, poté fare ritorno a Wittemberg.

Nel frattempo i seguaci di Lutero crescevano di numero e molti, per i più svariati motivi, aderivano a quella che ormai era la nuova Chiesa protestante. Come grande movimento sociale la riforma vide tra i suoi aderenti non solo credenti che si conformavano ai suoi principi religiosi, ma riusciva a fare breccia nei più disparati settori della vita pubblica poiché in essa ognuno vedeva la via d’uscita a quel generalizzato malcontento socio-politico di quegli anni.

I principi territoriali la vedevano come un mezzo per incamerare i possedimenti e le terre della Chiesa, la piccola nobiltà aderì ad essa per divincolarsi dal potere della grande feudalità e ultimi i contadini e gli operai salariati, che avevano visto con il passare degli anni un peggiorare delle condizioni di vita e di quelle economiche, cercavano con essa un moto di protesta e ribellione.

Questi dissensi culminarono con una serie di rivolte più o meno importanti tra le quali la più complessa può sicuramente definirsi la “rivolta dei contadini” del 1524-1525 che vide la fusione di associazioni di contadini, spesso privi di un obiettivo preciso e di un programma politico chiaro, accomunate in primis dalla richiesta di diminuzione delle prestazioni gratuite dovute ai feudatari e poi nel cercare di abbattere quelle nette divisioni sociali della Germania di quel tempo.

A guidare quella che fu la più grande rivolta dei contadini, troviamo Thomas Müntzer che, dapprima seguace di Lutero, estremizzò le posizioni del riformatore fondando, insieme a Carlostadio, il movimento Anabattista così detto perché vedeva la necessità di impartire il battesimo ai soli adulti e che oltre al rifiuto delle armi e delle cariche pubbliche affermava la libertà di coscienza e di religione.

Lutero vide allora in Müntzer un potenziale pericolo per la crescita della Riforma e così a sua volta pubblicò il testo Contro le bande dei contadini assassini e saccheggiatori con il quale giustificava una repressione nel sangue della rivolta da parte dei principi e dei grandi feudatari. Nello scritto Lutero afferma che la sottomissione all’autorità rappresenta uno dei doveri del buon cristiano, in quanto vedeva nei principi il più idoneo mezzo di diffusione delle sue idee. I contadini vennero sconfitti a Frankenhauser dove, dopo la sua cattura fu giustiziato anche Müntzer.

Nelle successive Diete imperiali, che si tennero a Spira, nel 1526 vennero dapprima introdotte una certa tolleranza nei riguardi dei luterani per poi confermare nel 1529 quelle che erano state le restrizioni di Worms. (e dove di comune accordo cattolici e luterani sancirono la pena di morte per gli anabattisti. ). . Infine, nella Dieta di Augusta del 1530, vennero poste le basi e i principi del luteranesimo e si accentuarono da una parte le distanze fra luterani e anabattisti di Zwingli, e dall’altra il divario fra Lutero ed i cattolici.

Per quanto concerne la diffusione del luteranesimo in Europa i primi Stati che abbracciarono la riforma furono la Scandinavia e quelli riuniti sotto il Regno del re Danese ovvero Svezia, Danimarca e Norvegia che videro l’insorgere e l’avanzare della nuovo movimento all’interno delle proprie istituzioni.

In Svezia il re Gustavo Vasa fu il primo ad accogliere la Riforma, confiscando i beni del Vaticano e di fatto dando vita ad una Chiesa sottomessa al suo potere. In Danimarca il re Cristianno III proclamò il luteranesimo religione di Stato. In Francia ed in Inghilterra le tesi riformiste vengono duramente represse mentre in Italia e Spagna si diffondono in alcuni particolari ambienti. Dopo la Germania, l’altro grande polo della Riforma fu la Svizzera, dove le nuove dottrine furono introdotte nel Paese da Ulrich Zwingli e elaborate dal saggio Giovanni Calvino che elevò la cittadina di Ginevra a capitale del Protestantesimo europeo..

Nel contempo i principi protestanti si erano riuniti nella Lega di Smalcanda e Carlo V concesse loro nel 1532 la pace di Norimberga dove venivano sospese le misure contro i luterani seguite alla Dieta di Augusta.

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