Le dichiarazioni dei teologi Paolo Ricca e Fulvio Ferrario – DIMISSIONI DI BENEDETTO XVI

Scritto da Fcei il . Postato in Notizie Evangeliche

 Roma, 11 febbraio 2013 (NEV-CS05) - In seguito alla notizia della rinuncia al pontificato di papa Benedetto XVI, il teologo valdese Paolo Ricca ha rilasciato la seguente dichiarazione:  "Devo ammettere che da un po’ di tempo mi stupiva il silenzio del papa. Un silenzio strano. Solitamente eravamo abituati a pontefici decisamente più loquaci. Mi chiedevo se per caso non fosse per una possibile malattia, e spero sinceramente che di questo non si tratti. Certamente questa dichiarazione è un fatto nuovo, direi positivo. La notizia è troppo fresca ed è arrivata davvero all’improvviso e non mi è possibile poter dare ora interpretazioni, non conoscendo le motivazioni che hanno spinto il pontefice a tale gesto. Si legge: 'motivato dal forte peso dell’incarico'. Tuttavia la novità, a mio parere, la si può vedere nell’atto di umanizzazione che lo stesso papa si è restituito con tale gesto. Una figura, quella papale, solitamente e volutamente rappresentata al di sopra dell’umano, grazie al dogma dell’infallibilità e del primato universale. Spero soltanto, come già dicevo, che le dimissioni non siano dettate da problemi di salute. Reputo tuttavia questa notizia un gesto coraggioso, nuovo e apprezzabile". Roma, 11 febbraio 2013 (NEV-CS06) - Continuano le reazioni dei protestanti italiani alla notizia della rinuncia al pontificato di papa Benedetto XVI. Il teologo valdese Fulvio Ferrario, docente di teologia sistematica alla Facoltà valdese di Roma e coordinatore della Commissione valdese e metodista per le relazioni ecumeniche, ha rilasciato la seguente dichiarazione:  "Non è facile, a pochi minuti dalla notizia, andare al di là dell'espressione di una profonda, e anche ammirata, meraviglia. E' evidente che, al di là delle conseguenze immediate, peraltro notevolissime, il gesto ha una portata storica. Ci sarà tempo per le analisi. Come cristiano e ministro della chiesa, mi colpiscono due elementi: in primo luogo, naturalmente, la lucidità umana e spirituale che la decisione di Benedetto XVI esprime; poi l'idea, espressa quasi di passaggio, secondo la quale il suo ministero, che pure richiede le forze fisiche che egli ritiene di non avere più, si esercita 'non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando'. Un messaggio significativo per tutti coloro che tentano, nella loro debolezza e con molti errori, di servire la propria chiesa". 

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