La Riforma Protestante

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La diffusione in Europa delle riforme protestanti
Una delle più grandi rivoluzioni che la storia abbia visto é stata sicuramente quella che nel XVI° secolo ha segnato il radicale mutamento degli assetti politici europei dopo la definitiva rottura dell’unità religiosa cristiana con la nascita di una serie di nuove Chiese aventi come principio basilare un ritorno al Vangelo come dal modello offerto dalle comunità cristiane delle origini.

Era già dall’XI secolo che all’interno del cristianesimo da più parti veniva richiesta una profonda mutazione di quella che si definiva la Chiesa di Cristo. La sua decadenza era ormai tangibile e riconoscibile da tutti i fedeli, la moltitudine di benefici di cui godevano gli ordinati, la vendita delle cariche ecclesiastiche (che ormai toccava anche il papa), il concubinato dei sacerdoti, il mancato rispetto della residenza nelle diocesi d’appartenenza dei vescovi e via dicendo provocavano da una parte lo sdegno collettivo dei fedeli e dall’altra una richiesta sempre più forte di un suo rinnovamento. Il suo apparato era sempre più coinvolto e vincolato a quelle che erano le scelte politiche dei vari Stati e quella purezza del cristianesimo primitivo, di cui sentivano l’esigenza i fedeli di ogni parte, sembrava ormai ai più solamente una pura illusione e un lontano miraggio.

Intorno al 1400 due precursori di Lutero, Jan Hus e John Wycliff, cercano di far sorgere un movimento evangelico nazionale, ed il loro tentativo, anche se periferico ed isolato, fu l’effettiva testimonianza che il desiderio di cambiamento era ormai nel cuore e nelle idee di molti. Non solo, prima della predicazione di Lutero un’ampia fascia di umanisti aveva sottolineato l’esigenza di una radicale riforma del sistema clericale basato soprattutto su un ritorno alla lettura delle Sacre Scritture in modo tale da rivalutare quelli che erano i principi sui quali si basava la fede cristiana. La salvezza acquistò un’importanza sempre maggiore nelle coscienze dei credenti i quali divenivano arbitri dei loro destini. Non più quindi una mera esteriorità delle pratiche religiose del tempo, ma un ritorno alla purezza e alla Bibbia, attraverso il suo ascolto e la sua lettura. Bisognava innanzitutto rifarsi ai testi originali, quelli in latino, e non assimilare testi postumi e traduzioni cattoliche “plasmate”, prima fra tutte la Vulgata di San Gerolamo. Esponenti di spicco di questa corrente definita Umanesimo Cristiano furono Erasmo da Rotterdham, che in un primo momento simpatizzò ed approvò le tesi luterane per poi abbandonarle e contrastarle, Thomas More (Tommaso Moro), con la sua Utopia, e Juan Luis Vives.

Un problema particolarmente sentito al tempo era quello delle indulgenze. Con questo termine si indicava la remissione dei peccati attraverso preghiere, digiuni, penitenze ecc… Intorno al 1500 si era inoltre diffusa la pratica dell’acquisto, dietro somme di denaro, delle indulgenze per se stessi o per i cari defunti. Si venne così a sviluppare un vero e proprio commercio di queste ultime, gestito dal clero che amministrava perdoni e penitenze unicamente a scopo di lucro.
Si arrivò così al 1517 e precisamente il 31 ottobre (anche se la data e le circostanze degli avvenimenti vengono ormai considerate leggende piuttosto che date certe), giorno in cui un monaco agostiniano fino a quel tempo sconosciuto di nome Martin Luthero affisse sulla porta della cattedrale di Wittemberg le sue 95 tesi in contrasto alla vendita delle indulgenze, indetta a quel tempo dal vaticano per terminare la costruzione della basilica di s. Pietro a Roma. Lo strappo con Roma fu allora inevitabile (visti gli atti di forza susseguitisi tra il monaco e il vaticano), e da quegli anni in poi, milioni di fedeli hanno aderito al protestantesimo, che tutt’oggi, con la sua teologia, fa delle scritture, e della fede in Gesù Cristo l’unico mezzo che il credente ha per “arrivare” a Dio e alla salvezza.

La Chiesa all’inizio del Cinquecento era attraversata da una profonda crisi morale e spirituale. Nella Chiesa, però, erano presenti numerosi movimenti e gruppi, composti da laici e da una parte del clero, che volevano una riforma. Fra questi vi era il movimento culturale dell’umanesimo cristiano, il cui maggiore esponente era Erasmo da Rotterdam. Egli riteneva che occorresse ritornare allo stile di vita povero e alla religiosità autentica dei primi cristiani. Esempio di questo clima spirituale cattolico fu il movimento dei Fratelli della vita comune.

La teologia di Martin Lutero (insegnante di esegesi biblica e monaco agostiniano) era fondata su una visione pessimistica dell’uomo e affermava che la salvezza non può essere il prodotto delle sue opere buone. Solo Dio può salvare l’uomo perdonando i suoi peccati. L’uomo però deve avere fede in Dio e seguire gli insegnamenti della Bibbia. (principi di sola fede e sola scrittura).

Indignato per la scandalosa vendita delle indulgenze (ad opera del domenicano Giovanni Tetzel), Lutero affisse sulla chiesa del castello di Wittenberg un documento composto da 95 tesi. In esso si colpivano certo gli abusi legati alla predicazione delle indulgenze, ma si facevano anche gravi affermazioni contro la figura del pontefice, sul valore e sul numero dei sacramenti delineando, in questo modo, una nuova e personale visione della dottrina cristiana. Le tesi vennero così condannate dal papa Leone X. Lutero fu scomunicato e bandito da Carlo V da tutto il territorio imperiale. Alcuni principi tedeschi si schierarono a suo favore e rifiutarono di applicare il decreto dell’imperatore. A causa di questo rifiuto, furono chiamati protestanti (Dieta di Spira, 1529).

Le idee della Riforma si diffusero rapidamente in Germania, prima di tutto perché 1) Lutero aveva aperto una discussione sulla questione delle indulgenze e sulla riforma della Chiesa, dicendo con chiarezza quello che tutti pensavano. La seconda ragione del successo della Riforma fu che le idee di Lutero permettevano ad ogni cristiano di 2) avere un rapporto diretto con Dio. Una terza ragione fu il fatto che la rivolta dei protestanti contro la Chiesa di Roma diede voce a una più ampia serie di 3) richieste di libertà: libertà politica dei principi tedeschi dal dominio imperiale, libertà economica dei contadini dai vincoli imposti dalle servitù feudali.

Un originale sviluppo delle dottrine di Lutero si deve a Giovanni Calvino, che elaborò la teoria della predestinazione. Dio sceglie liberamente quelli che devono essere salvati. Coloro che Dio ha predestinato, gli eletti, si distinguono per la loro moralità, cioè per la capacità di lottare contro il peccato e vivere come uomini giusti. Calvino istituì una comunità religiosa riformata nella città di Ginevra. Per costruire una comunità di santi diede vita ad un organismo, il concistoro, che sottoponeva la comunità ad un controllo severissimo.

Nel 1555 fu conclusa la Pace di Augusta tra Carlo V e i protestanti: fu concessa la libertà religiosa ai principi luterani, ma non ai loro sudditi che ebbero l’obbligo di abbracciare la fede del loro sovrano (in caso contrario dovevano emigrare).

Le idee della Riforma si diffusero anche in Francia, in Inghilterra e nei Paesi Bassi, mentre Spagna e Italia rimasero estranee all’influenza protestante.

Dopo gli avvenimenti delta Riforma, l’esigenza di un rinnovamento della Chiesa cattolica sembrò a tutti improrogabile. Il popolo cristiano iniziò autonomamente a cambiare la propria vita rendendola più vicina all’ideale del Vangelo. Nacquero nuove congregazioni e movimenti e anche i vecchi ordini religiosi iniziarono un rinnovamento. Con la nomina del papa Paolo III l’idea della riforma conquistò anche il vertice della Chiesa.

Convocato da Paolo III già nel 1537, il concilio per riformare la Chiesa cattolica si aprì finalmente a Trento nel 1545 e si concluse nel 1563. L’assemblea ebbe una vita molto difficile, perché fu influenzata dalle guerre europee e dalla lotta contro i protestanti. Anche una parte del clero cattolico, che temeva di perdere i suoi privilegi economici, ostacolò l’iniziativa del concilio.

Gli obiettivi che il concilio si propose di raggiungere furono due: 1) definire con chiarezza i princìpi della fede cattolica e 2) riformare la Chiesa, eliminando corruzione e abusi. Fu riaffermata l’idea che l’uomo ha la libertà di accettare la grazia che Dio manda per salvarlo e di collaborare con Lui (l’uomo è capace di dire sì alla grazia) e il valore dei sacramenti. Furono istituite scuole di formazione per i preti, i seminari, e fu redatto un libretto, il catechismo, che conteneva una semplice esposizione dei fondamenti della fede cristiana cattolica. Fu stabilito l’obbligo di residenza dei vescovi nella loro diocesi e di visitare più volte le parrocchie. Fu vietato di cumulo delle cariche ecclesiastiche.

Negli stessi anni fu promossa la nascita di nuovi ordini religiosi che si dedicarono alla predicazione, alle missioni, all’istruzione e educazione dei giovani. Ecco i nomi di alcuni nuovi ordini: cappuccini, camilliani, fatebenefratelli, gesuiti, barnabiti, scolopi, somaschi, oratoriani. Vanno ricordati, in particolare, personalità come: Ignazio di Loyola, Carlo Borromeo e Filippo Neri. Tutto ciò viene comunemente chiamato col nome di Riforma Cattolica.

Negli anni successivi i Protestanti approfondirono l’importanza del conoscere e studiare la Bibbia (la prima traduzione in tedesco, del 1522, fu proprio di Lutero!), mentre i Cattolici si dedicarono al rinnovamento del clero e dei fedeli mediante una seria formazione.

Per impedire la diffusione delle idee protestanti rinacquero gli organi di controllo: la Congregazione del Sant’Uffizio (1542) con la riorganizzazione del Tribunale dell’Inquisizione e l’Indice dei libri proibiti (1559). Tra i momenti più cupi dello scontro tra cattolici e protestanti ricordiamo la Strage della notte di San Bartolomeo (23/08/1572) dove a Parigi, su ordine del re, furono uccisi circa 3000 protestanti. Tutto ciò viene comunemente chiamato col nome di Controriforma Cattolica.

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