Giornata della memoria

Scritto da valdesidipignano.it il . Postato in Calabria, Centro Gian Luigi Pascale, Giorno della memoria, Guardia Piemontese

Da Riforma n. 29 – 26 luglio 2013

Il ricordo del massacro dei valdesi nel 1561 fra studio e celebrazione

 

Il 5 giugno è stata celebrata a Guardia Piemontese la VI edizione della Giornata della Memoria per commemorare l’eccidio dei valdesi in Calabria, avvenuto nel 1561, uno dei tanti massacri che rappresenta la storia di questo popolo-chiesa. L’obiettivo dell’Inquisizione fu raggiunto in pieno nel territorio calabrese. Ne sono testimonianza a Guardia la Porta del sangue e le porte con spioncino delle abitazioni in pietra che ancora oggi si possono individuare camminando per il centro storico di questo suggestivo paesello, che suscitano un sentimento indefinibile nel cuore di chi le osserva. Fortemente sentita dal popolo gardiòl, la Giornata è iniziata con l’apertura della mostra fotografica a cura dello Sportello linguistico una tavola quadrata con gli interventi del docente di Storia moderna Fausto Cozzetto, dell’imam di Cosenza Ahmed Berraou, del pastore Jens Hansen e dell’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri. Ad aprire la tavola, l’inno nazionale occitano Se chanto.

«Dimenticare significa negare». Citando Primo Levi, il sindaco Rocchetti ha espresso la convinzione che l’eccidio valdese debba essere una testimonianza per il futuro. I guardioli, attualmente di fede cattolica, sono una delle minoranze etniche in Calabria e hanno conservato la loro lingua madre, la langue d’oc. Si tratta di un popolo che ha tramandato oralmente anche tradizioni e musica. La fede valdese invece, fu loro estirpata barbaramente. I bellissimi abiti cuciti dalle donne, «l’ultima generazione di donne che sapeva cucire», come ha ricordato la pastora Beatrice Grill, sono espressione di quella volontà di valorizzare la loro cultura, un progetto fortemente incoraggiato e sostenuto dalla Tavola valdese, grazie alla cui dedizione è stato inaugurato un laboratorio di tessitura al telaio.

Il prof. Di Pasqua, dirigente dell’Istituto Comprensivo, ci ha informato che la lingua e la cultura occitana sono state inserite nel piano di studi come discipline scolastiche per un’ora a settimana. Il prof. Cozzetto ci ha invece resi partecipi dell’indagine da lui effettuata sull’istituzione di governo di Filippo II in Spagna. Il suo governo, infatti, controllava il ducato di Milano, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia. Dai documenti rinvenuti nell’Archivio di Simancas, il dott. Cozzetto ha riferito che Filippo II fu informato di quanto stava avvenendo in data 9 agosto 1560. Si riferiva alla prigionia e alle torture subite del pastore Gian Luigi Pascale, partito da Ginevra verso la Calabria due anni prima. Da altri documenti emerge che Filippo II prese contatti con gli ebrei di Milano nel 1561. Ma la cacciata degli ebrei da Milano avviene invece oltre trent’anni da questa data, mentre i valdesi vengono trucidati. Ancora un altro documento ci mostra un’affermazione di Filippo II su una liturgia di rito greco del monastero di San Salvatore di Messina: Filippo afferma che la varietà dei culti è bellezza. Scoprire queste affermazioni risalenti allo stesso anno in cui Filippo II perseguita i valdesi di Calabria, ci fa riflettere molto.

L’imam Berraou ha aperto il suo discorso citando un bel verso del Corano: «Non considerate morti coloro che sono morti sulla via di Dio, e neanche quelli che sono al loro seguito ad annunciare la novella della grazia di Dio». Il pastore Jens Hansen ha esposto invece il proprio pensiero su «Religione e tolleranza, una questione aperta». La storia dell’Europa cristiana è fatta di intolleranza del diverso. Non solo i valdesi furono perseguitati, ma lo furono tutte le eresie medievali. Jan Hus fu bruciato sul rogo nel 1415; i pagani nel Nord della Germania furono cristianizzati con le armi nel 1246. Chiunque era diverso era perseguitato, fatto fuori. La religione non è sinonimo di violenza, ma vuole includere, mettere insieme le persone e noi dobbiamo imparare a farlo. La diversità è un arricchimento e non può essere motivo di esclusione. Il senso di una giornata della memoria è capire di far parte della stessa famiglia, e questo per noi europei deve essere un monito perché possiamo accogliere e includere chi è diverso da noi e chi viene da lontano nel nostro paese. Dopo il dibattito è stato celebrato il culto nella piazza della Roccia di Val Pellice, con la lettura di una lettera dal carcere del pastore Gian Luigi Pascale, una meditazione del pastore Cesare Milaneschi e il canto del Giuro di Sibaud. Nella piazza Pietro Valdo, ove era esposta la mostra artistica della scolaresca guardiola, si è esibito il gruppo Vent de Nòte, componente attivo dell’Associazione culturale occitana Gardia d’Oc, la quale ogni anno, nella notte tra il 4 e il 5 giugno, cala la bandiera a mezz’asta e la contrassegna con un nastro nero in memoria del tragico evento.

Federica Cordasco

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