DIO È AMORE

Scritto da Agostino Garufi il . Postato in Bibbia, Culto, meditazione, riflessioni

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8 Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.

16 Noi abbiamo conosciuto l’amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto. Dio è amore; e chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.

(I Giovanni 4: 8 e 16)

Dio è amore”! Queste sono le più belle e meravigliose parole di tutta la Bibbia. Sono scritte nella prima epistola di Giovanni, capitolo 4, versetto 8 e riaffermate al versetto 16. Noi le abbiamo scritte sulla parete di fondo di tanti nostri locali di culto, come in questo di Mestre.

Esse esprimono in perfetta sintesi il lieto messaggio già presente nell’Antico Testamento e poi pienamente esposto nel Nuovo, il quale ci dice che il Signore Dio, proprio per amore e con amore, ha creato tutte le cose e tutti gli esseri viventi, dando altresì esistenza a tutto ciò che è buono, bello, meraviglioso. Sempre per amore e con amore a noi ha dato delle doti speciali che ci distinguono da tutte le altre creature terrene, mettendoci in grado di evolverci e di fare molte cose importanti e ammirevoli. Perciò, considerando tutte queste splendide realtà – quelle che ci stanno intorno, ciò che siamo noi e le cose che ci è dato di fare – ringraziamo, lodiamo e benediciamo il Donatore di ogni bene.

Nel mondo e nella vita, però, non ci sono solo cose buone, belle, liete, meravigliose: esiste anche il male, questa misteriosa e sconcertante realtà, operante in tutte le sue svariate forme e nelle sofferenze altrettanto svariate che produce, che tutti conosciamo e in diverse misure esperimentiamo e soffriamo. E non mi riferisco soltanto al male che c’è fuori di noi, ma anche a quello che c’è dentro di noi e che facciamo in vari modi e in misure diverse agli altri, al mondo, alla natura e in fondo a noi stessi.

Ed è proprio qui che sorge spontanea la domanda: Allora dov’è l’amore di Dio in tutte queste tremende e sconcertanti realtà di male?

Qui innanzitutto bisogna non perdere di vista il fatto che – come abbiano già detto – esiste anche il bene; che non ci sono solo odio, cattiveria, malvagità: esiste anche l’amore, la bontà, la solidarietà; che non ci sono solo gli assassini, i terroristi, gli stragisti: esistono anche le persone buone che fanno tanto bene agli altri; che non ci sono solo terremoti, alluvioni e altri disastri naturali: ci sono anche tanti soccorritori, soccorsi e ricostruzioni; che non ci sono solo guerre: ci sono anche dei tempi di pace; che non ci sono solo malattie: ci sono anche delle cure; che non ci sono solo guai e sofferenze: esistono anche delle gioie; che non c’è solo la morte: c’è anche la vita e soprattutto ricordiamoci che ogni male è solo per un tempo, perché alla fine rimarrà per sempre il bene.

Questo avverrà perché Dio, il Creatore e Signore di tutto e di tutti, non ha mai lasciato e non lascia le sue creature sotto il dominio permanente e definitivo del male. Infatti Egli è intervenuto e interviene molte volte per liberarle. E l’Evangelo ci annunzia il suo intervento del tutto speciale in Gesù Cristo, nel quale e col quale ha condiviso tutta la nostra condizione umana e ogni nostra sofferenza, facendole sue. Tutto questo lo vediamo nella vita e nelle opere di Gesù Cristo, il quale ha manifestato concretamente a tutti, specialmente ai più miseri e sofferenti, l’amore e la misericordia di Dio. Così ha guarito molti malati e ha risuscitato alcuni morti, dando in questo modo i segni della sua opera salvifica, che poi ha compiuto pienamente dando se stesso in sacrificio per la redenzione di tutti. Il fatto che Gesù è stato crocifisso in mezzo a due uomini crocifissi dimostra la sua piena condivisione di ogni nostra sofferenza, patendo e morendo in quel modo atroce da innocente con noi e per noi peccatori. Lì egli ha fatto sua ogni nostra angoscia, perfino il sentirci abbandonati da Dio in certe gravi situazioni, tanto che anche lui sulla croce ha gridato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Però Dio non ha mai cessato di essere con lui, col suo Figlio prediletto, anche là sulla croce! Tanto è vero che lo ha risuscitato, non facendolo ritornare alla vita fisica di prima, ma a una vita completamente nuova, superiore ed eterna, dando così in lui a tutte le creature umane da lui rappresentate la “primizia”, l’anticipo, il pegno e la promessa certa di una vita pienamente redenta per sempre. Perciò l’ultima realtà non è la morte, ma la vita; non è la sofferenza, ma la gioia. Allora – com’è scritto nell’Apocalisse – “Dio abiterà con gli uomini, che saranno suoi popoli. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” (Apocalisse 21/3-4).

Così vediamo che l’amore di Dio opera sempre, anche quando passa attraverso la croce: le nostre croci che Egli ha fatto sue in quella di Cristo. Questo è indicato significativamente da quella croce che nei nostri locali di culto è appesa proprio sotto le parole “Dio è amore”. Essa ci ricorda appunto che “Dio ha tanto amato il mondo” – cioè tutte le sue creature – “che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna” (Giov. 3/16).

Tutto questo è pienamente vero, ma ancora, come ha detto Gesù, “non attira gli sguardi” (Lc. 17/20), cioè ancora non è evidente; però un giorno sarà gloriosamente manifestato, come ha detto ancora Gesù: “Non vi è nulla di nascosto se non per essere manifestato” (Mc. 4, 21-22). Allora sarà goduto da tutti per sempre (I Tm. 2/4; Rm. 11/32; II Pi. 3/9). Intanto nel frattempo questo bene può essere “visto”, cioè percepito, colto e goduto solo dalla fede.

E che cos’è la fede? Io la paragonerei ad uno strumento inventato, costruito e usato da qualche tempo: è il radar. Esso emette delle onde che si diffondono nello spazio e quando urtano con qualche oggetto rimbalzano e tornano indietro come l’eco. Quest’apparecchio allora le riceve e registra su uno schermo la sagoma di quell’oggetto. Così si può vedere su questo schermo quello che altrimenti non si vede perché nascosto dalla nebbia o dal buio della notte. Con parole bibliche diciamo che “la fede è certezza di cose che si sperano e dimostrazione di cose che non si vedono” (Ebrei 11/1).

Però, a differenza del radar, costruito e usato dagli uomini, essa non è un prodotto dell’ingegno e dell’opera umana, ma è dono di Dio, che la dà mediante l’ascolto della sua Parola. Infatti l’apostolo Paolo ci dice che la fede nasce mediante l’ascolto di questa Parola (Rom. 10/17). Certo, non si crede immancabilmente per il suo puro e semplice ascolto, e tanti, pur avendola ascoltata, non credono in essa; come avviene nell’ascolto o nella lettura di una notizia che riferisce un fatto real-mente accaduto ma che non si può direttamente verificare; però chi la crede, riconoscendo ed accogliendone la veridicità nella propria mente e nel proprio cuore, ne viene determinato nella sua vita.

Ora, la fede che nasce dall’ascolto di questa Parola ha bisogno di continuare a nutrirsi di essa; perché chi nasce vive alimentandosi assiduamente dalla nascita alla vecchiaia, altrimenti deperisce e muore. Questo frequente ascolto della Parola di Dio va fatto sia con la lettura e la meditazione personale della Bibbia, sia con la partecipazione ai culti comunitari, e va accompagnato dalla preghiera. Così l’ascolto della Parola che il Signore rivolge a noi e la parola che noi rivolgiamo a Lui con la preghiera diventano un dialogo, che è necessario per avere e mantenere il rapporto con Lui. Infatti solo col dialogo si conserva il rapporto con una o più persone e può svolgersi anche a distanza coi mezzi di comunicazione: lettere, telefono e altri mezzi moderni; ma dove il dialogo diminuisce o cessa, il rapporto diminuisce magari fino a cessare del tutto.

Allora, concludendo, dico che ogni volta che le avversità e le contraddizioni oscurano le cose che crediamo e ci vengono dei dubbi, se perseveriamo in questo dialogo può rinnovarsi in noi quella certezza di fede affermata dall’apostolo Paolo là dove scrive che egli è “persuaso – cioè convinto, sicuro – che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rom. 8/38). E in questa rinnovata certezza di fede ringraziamo Dio, rispondendo al suo amore amandolo al di sopra di noi stessi, amando il prossimo come Dio ci chiede e testimoniando con parole ed opere a quelli che non lo conoscono o non credono in Lui che Egli li ama veramente e che in Gesù Cristo ha operato anche per la loro salvezza. Così possiamo essergli veramente grati e glorificarlo.

Amen.

past. Agostino Garufi

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