Città metropolitana, Lubatti: «è una riorganizzazione epocale»

Scritto da L'informazione di Rbe il . Postato in Città Metropolitana, Cominciamo bene, Lubatti, Notizie Evangeliche, province, Provincia, Provincia di Torino

«La città metropolitana serve a tutti» dice Caludio Lubatti, assessore alla viabilità e ai trasporti del comune di Torino con delega all’area metropolitana. Le notizie sui nascenti Consigli sono raccontate in modo diverso da alcune testate, che però sottolineano come la «riorganizzazione epocale» delle Province, per dirla ancora con le parole dell’assessore, sia passata decisamente in secondo piano sui mezzi di informazione. Per quello che riguarda la futura città metropolitana di Torino, ci sono alcuni aspetti che continuano a far discutere, come il timore per una scarsa rappresentanza nel Consiglio delle realtà più marginali e periferiche, o come la nascita improvvisa di due nuove liste, Movimento 5 Stelle da una parte, Lega Nord e Fratelli d’Italia dall’altra, che mandano a monte i piani di larghe intese di PD, Nuovo Centrodestra e Forza Italia.

Abbiamo affrontato questi temi proprio con l’assessore Claudio Lubatti.

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Come commenta i titoli di oggi?
«Il mio commento è che di questi tempi parlare di una riforma costituzionale non fa notizia, indubbiamente ci sono temi che impattano di più alla pancia dell’opinione pubblica: voglio sottolineare però che la riorganizzazione costituzionale che è in corso è una riorganizzazione epocale, senza pari nella nostra Repubblica. Di fatto è partito il percorso per la nascita del Consiglio metropolitano, che sarà l’unico ente di governo insieme al sindaco della Città Metropolitana, ente di secondo livello, quindi totalmente gratuito come ha voluto fortemente il Governo. Coinvolgerà tutte le politiche di area vasta come i trasporti, viabilità, mobilità, il mondo dei rifiuti, dell’acqua e quei temi che vanno oltre al governo dei singoli comuni».

Ci sono critiche sulla rappresentanza, un distacco dai cittadini, sul suffragio perduto. Sono critiche fondate?
«Sul suffragio universale penso che Fassino non possa fare il sindaco della Città Metropolitana se non in forte raccordo il suo territorio, anche con il Consiglio metropolitano, ma non solo. Fassino ha detto che altri sindaci faranno parte della governance, e indipendentemente se sarà eletto dai cittadini o dai sindaci (che comunque sono eletti dai cittadini) avrà la responsabilità di governare con tutti e per tutti. Sono affascinato da questa fase, è una grande opportunità per il nostro paese per uscire dalla fase di difficoltà che sta vivendo. Come tutte le grandi riorganizzazioni si poteva fare meglio, si poteva discutere ancora, ma segnalo che la prima volta che si parla di città metropolitana negli atti formali del Parlamento, è 24 anni fa. Era ora di fare, occorreva partire, con dei limiti, ma anche con grande opportunità».

Il voto dei sindaci ha peso diverso a seconda del comune, la rappresentanza sarà garantita?
«Penso di sì. La norma è stata costituita su una città metropolitana media: quella di Torino ha 315 comuni, dopo di lei, la seconda in Italia ha 81 comuni. Dunque la norma nazionale è già un po’ stiracchiata per Torino. Detto questo in città ci sono tre liste contrapposte, che rappresentano tutto il territorio provinciale, una competizione aperta che dovrà essere fatta sui temi di competenza della Città Metropolitana. Un ente più snello e veloce non può che far bene al territorio torinese, e l’obiettivo principale è servire il territorio».

La preoccupazione per le periferie montane resta, è fondata?
«Penso di no: la capacità di Torino di dimostrare che ha bisogno del territorio e che può offrire delle opportunità c’è stata. Pensiamo alle Olimpiadi, oppure al fatto che ai tavoli europei per i fondi strutturali, la città di Torino con 980mila abitanti ormai è una delle più piccole sedute al tavolo. Ormai le grandi città europee sono presenti come città metropolitane. Se Torino va da sola non riusciremo a reggere la sfida, ma se va come Città Metropolitana siamo più grandi, per esempio, di Grand Lyon, che ha 2 milioni e 300 mila abitanti. Poi sul territorio si devono trovare le soluzioni perché nessuno sia lasciato indietro. Il punto è che la città metropolitana serve a tutti».

Alcuni finanziamenti provinciali non ci sono più, ma ci sono ancora alcuni servizi. Chi li paga?
«Il nuovo ente erediterà tutti i contratti attivi e passivi della Provincia, oltre al bilancio. L’ultimo bilancio della Provincia di Torino è molto fragile, perché teneva in considerazione alcune entrate che poi il Governo ha tolto. Le funzioni che la Provincia ha ancora in carico si trovano a essere presenti ma non con una sufficiente copertura economica. La grande paura dei territori era di finire schiacciati dai debiti di Torino, ma il rischio è che accada il contrario, come mi hanno detto in una battuta. Fassino ha aperto un interlocuzione con il Ministero delle Finanze proprio per spiegare che c’è stata una facilitazione a togliere la copertura delle finanze alle Province prima che queste passassero in carico alle città. È proprio di questi giorni la notizia che Fassino ha ottenuto dei finanziamenti aggiuntivi e ha sbloccato alcune partite economiche aperte, in modo da poter continuare a erogare i servizi».

Ieri c’era una lista sola, oggi ce ne sono tre. Un pasticcio o un opportunità?
«La democrazia è sempre buona, detto ciò una lista unica, in questa fase costituente, avrebbe aiutato in particolare a garantire la rappresentanza di tutti i territori, anche quelli un po’ meno pesanti dal punto di vista elettorale. Se noi avessimo costruito una lista di 18 candidature e 18 rappresentanti di tutti i territori avremmo garantito la presenza di tutti, le tre liste invece fanno un po’ saltare questo principio. Potrebbe succedere che il Pinerolese abbia 3 rappresentanti e il Canavese nessuno, per esempio. Detto questo, Fassino ha già proposto di costruire, oltre al Consiglio, una cabina di regia dei sindaci delle varie aree omogenee, Pinerolese eVal Susa, per esempio, le aree che hanno una storia, una cultura e delle caratteristiche particolari».

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