Appello a “camminare insieme” verso la giustizia e la pace – Speciale X Assemblea del CEC

Scritto da Fcei il . Postato in Notizie Evangeliche

Roma (NEV), 13 novembre 2013 - Si è conclusa con un forte appello alle chiese a “camminare insieme” in un “pellegrinaggio per la giustizia e la pace”, la X Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), tenutasi a Busan (Corea del Sud) dal 30 ottobre all'8 novembre scorsi. Il messaggio finale, fatto proprio dagli oltre 3mila partecipanti (vedi Documentazione), ha voluto sia cogliere lo spirito dell'evento - che ha avuto come tema conduttore il motto “Dio della vita, guidaci alla giustizia e alla pace” - sia collegarsi idealmente con l'assemblea costituente del CEC tenutasi ad Amsterdam nel 1948. Allora il messaggio alle chiese era un invito all'unità, a “rimanere insieme”; oggi è un 'esortazione a proseguire insieme sul cammino tracciato dalla storia passata verso le sfide del presente.Positivo il giudizio sui lavori del segretario generale del CEC, pastore Olav Fykse Tveit: “Quest'Assemblea ha dato uno slancio considerevole al movimento ecumenico”, ha dichiarato l'esponente del CEC, indicando, tra gli altri, quali elementi qualificanti la solidarietà espressa dalle chiese mondiali ai cristiani e all'intero popolo coreano, la cui Penisola è da sessant'anni divisa in due stati contrapposti; e l'affermazione della “pace giusta” come “valore centrale” di tutto il programma del CEC.Molti i temi oggetto di dichiarazioni ufficiali dell'Assemblea, massimo organo di governo del CEC convocato ogni sette anni. Sulla “Politicizzazione della religione e sui diritti delle minoranze religiose” l’Assemblea chiama la comunità ecumenica internazionale a mediare con i rispettivi governi “lo sviluppo di norme che garantiscano una protezione efficace delle singole persone e delle comunità appartenenti a minoranze religiose dalle minacce e dalle azioni violente” di agenti non ricollegabili allo Stato. Lo stesso documento sollecita “uno sforzo concertato delle comunità religiose, della società civile e delle istituzioni statali per affrontare le violazioni dei diritti delle minoranze religiose e della loro libertà di religione e di coscienza”. Il documento intitolato “Sulla via della pace giusta” ha colto gli elementi qualificanti di ogni dibattito, articolati secondo i temi della pace e della giustizia. “La Pace - si legge nel testo - costituisce un modello di vita che riflette la partecipazione umana all'amore di Dio e alla cura per il mondo e per l'intera creazione”. Di qui la raccomandazione ad intraprendere azioni concrete per la “ricerca della pace e la protezione della vita”. “Insieme - si legge ancora nel documento - ci impegniamo a proteggere la dignità umana, praticando la giustizia nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità, risolvendo i conflitti senza usare la violenza e bandendo tutte le armi di distruzione di massa”.I delegati delle chiese hanno espresso la loro preoccupazione sulle questioni della presenza e la testimonianza cristiana in Medio Oriente, la situazione nella Repubblica democratica del Congo e sul Centenario del genocidio armeno, temi a cui non è stata dedicata una specifica dichiarazione, ma che sono stati presentati attraverso le relazioni delle diverse Commissioni del CEC. L’elenco dei documenti e delle dichiarazioni approvate dall'Assemblea è disponibile alla pagina: www.oikoumene.org/en/resources/documents/assembly/2013-busan/adopted-documents-statements. Assemblea CEC/2. Per la prima volta una donna a capo del Comitato centraleRoma (NEV), 13 novembre 2013 - Al termine della X Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) (Busan, Corea del Sud, 30 ottobre-8 novembre 2013) i 150 componenti del Comitato Centrale del CEC appena insediati hanno eletto all'unanimità l'anglicana Agnes Abuom di Nairobi (Kenia) come moderatora del più alto organo di governo del CEC. Nei 65 anni di storia del CEC, Abuom è la prima donna e la prima africana a guidare il Comitato Centrale, massima autorità del CEC tra un'assemblea e l'altra. “La mia preghiera è che riusciamo a camminare insieme, nei prossimi anni, nonostante tutte le nostre diversità che in ogni momento ci possono allontanare”, sono state le prime parole pronunciate subito dopo la sua elezione. Vice moderatori del Comitato centrale sono la vescova Mary Ann Swenson della Chiesa metodista unita degli USA ed Gennadios di Sassima del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Che l'attenzione alla componente femminile nei posti decisionali sia una costante preoccupazione del CEC si riflette anche nel numero di donne che siedono nel Comitato centrale: 58, mentre gli uomini sono 92 (per la composizione in base a criteri confessionali e regionali vedi NEV 46/13).Degli 8 presidenti eletti dall'Assemblea per rappresentare il CEC nelle regioni del mondo, anche qui, ben 3 sono donne: la pastora Mary Anne Plaatjies van Huffel (Africa), la pastora Gloria Nohemy Ulloa Alvarado (America Latina e Caraibi), la pastora Mele’ana Puloka (Pacifico), mentre i loro colleghi maschi deputati a curare i rapporti tra territori e sede centrale sono il pastore Sang Chang (Asia), l'arcivescovo Anders Wejryd (Europa), il vescovo Mark MacDonald (America del Nord), Giovanni X, Patriarca della Chiesa ortodossa greca d'Antiochia e di tutto l'oriente e Karekin II, Patriarca e catholicos supremo di tutti gli armeni.Proprio quest'anno ricorre il 60esimo anniversario del Programma del CEC su "Donne nella chiesa e nella società" (Women in Church and Society). Per l'occasione a Busan, la consueta pre-assemblea delle donne per la prima volta ha visto la partecipazione anche di numerosi uomini, al fine di riflettere insieme al contributo e al ruolo degli uomini nella costruzione di una comunità all'insegna della giustizia tra sessi (gender justice). Assemblea CEC/3. Preoccupazione per la situazione finanziariaRoma (NEV), 13 novembre 2013 - Tra il 2006 e il 2013 gli introiti del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) sono diminuiti del 31%. E' quanto emerso dal rapporto finanziario presentato alla X Assemblea dell'organismo ecumenico mondiale con sede a Ginevra (Svizzera), svoltasi a Busan in Corea del Sud (30 ottobre-8 novembre). "Una situazione che minaccia la stessa comunione di chiese, per cui le iniziative tese a cambiare questo modello di partecipazione dovrebbero essere tra le priorità del CEC", ha chiosato Anders Gadegaard, moderatore del Comitato finanze dell'Assemblea. Le entrate stimate per il 2013 ammontano a 30,9 milioni di franchi svizzeri, mentre nel 2006 erano 44,6. Il quadro è ancora più preoccupante se si pensa che nel 1999 il budget a disposizione del CEC era di 61 milioni di franchi svizzeri. Questi risultati sono in parte dovuti ad una diminuzione del 39% delle quote di partecipazione delle chiese membro, il cui numero è tuttavia aumentato nel corso degli anni. Delle 345 chiese membro, 25 versano il minimo richiesto di 1000 franchi svizzeri annui, 74 una quota inferiore, mentre una novantina non versa alcun contributo. Di fatto, quasi una chiesa su due non contribuisce nella misura minima prevista. E anche i fondi del CEC, stimati intorno a 2,7 milioni di franchi svizzeri per il 2013, non sono mai stati così esigui. A questo si aggiunge la crisi finanziaria mondiale che sin dal 2008 ha generato un abbassamento dei tassi di cambio delle valute straniere nei confronti del franco svizzero.Di fronte a questa situazione preoccupante, il Comitato delle finanze dell'Assemblea ha proposto delle raccomandazioni che sono state tutte votate all'unanimità. Per il 2014 è previsto un nuovo piano per le quote associative, con contribuzioni differenziate a seconda delle capacità finanziarie delle chiese. Inoltre, le attività e iniziative del CEC dovranno seguire una scala di priorità, in modo da calibrare meglio il bilancio che sarà definito in base a un piano finanziario quadriennale (2014-2017). E da subito si penserà anche alla prossima Assemblea, in agenda tra 7 anni, con la creazione di un fondo ad hoc per accantonare almeno quanto speso per quella appena conclusa: 6,53 milioni di franchi svizzeri.  INTERVISTAValeria Fornerone: "Trasformare la fede comune in azione"a cura di Gaëlle CourtensRoma (NEV), 13 novembre 2013 - Nel corso della X Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), tenutasi a Busan (Corea del Sud) dal 30 ottobre all'8 novembre scorsi, la ventiquattrenne Valeria Fornerone, delle Valli valdesi del Piemonte, è stata eletta nel Comitato Centrale del CEC, il parlamentino dell'organismo ecumenico con sede a Ginevra, che costituisce la massima autorità tra un'assemblea e l'altra. Di ritorno da Busan le abbiamo rivolto qualche domanda.Come ha vissuto questa esperienza e cosa porta a casa dopo 10 giorni di lavori assembleari del più grande organismo ecumenico mondiale?Porto con me moltissime emozioni, soprattutto l'incredulità di aver potuto vivere appieno questa assemblea, immersa in tante culture e tradizioni di fede diverse, ognuna speciale e particolare nella propria sfumatura. Torno sicuramente con un bagaglio di sensazioni, opinioni, esperienze, racconti, ricordi che mi seguirà sempre, che ha contribuito e contribuirà alla mia formazione. In questa assemblea ho imparato che è possibile articolare una visione del mondo a partire dalla nostra comune fede e trasformarla in azione.Dal suo punto di vista quali sono stati i momenti salienti dell’Assemblea, non solo sotto il profilo del programma, ma anche dei contenuti? In particolare, le due plenarie su giustizia e pace - temi fondamentali e inscindibili l'uno dall'altro -, in cui abbiamo ascoltato le testimonianze di chi si adopera ispirato da questi valori: chi lotta contro la militarizzazione e lo sfruttamento della propria terra, anche quando questo significa esporsi e mettersi in pericolo. Queste plenarie sono state una boccata d'aria fresca che ha rinvigorito lo spirito, rendendoci consapevoli di quanto ci sia ancora da fare, ma anche del fatto che unendoci è possibile realizzare molto.Delle decisioni prese a Busan, quali vanno riproposte con forza alle chiese italiane?Importanti sono le dichiarazioni dell'assemblea a difesa dei diritti delle minoranze religiose, in cui si ribadisce che la libertà di credo e pensiero sono diritti universali. Altrettanto importante è stata la presa di posizione sui diritti degli apolidi, in cui si dichiara che il diritto alla vita, alla sicurezza e a ogni altro diritto fondamentale, sono concetti universali che devono essere garantiti ad ogni individuo. Questi temi ci toccano forse più da vicino; sono problemi che, in fondo, riscontriamo nel quotidiano. Ma non dobbiamo lavorare solo nella nostra realtà. Di più ampio respiro sono le dichiarazioni sulla "Via per una pace giusta" che invita alla creazione di progetti che affrontino la problematica dei conflitti in società multietniche e multireligiose, e incoraggia l'adozione della non-violenza come approccio alla vita. Si è parlato anche di "economia di vita", di giustizia ecologica, esortando le chiese e i loro membri al rispetto e la cura dell'ambiente.Lei è stata eletta come unica italiana nel Comitato Centrale del CEC. Quali sono le sue aspettative rispetto a questo mandato che durerà 7anni?Innanzitutto, di imparare moltissimo, da chi ha più esperienza di me nel Comitato Centrale, e da chi è giovane come me. Di portare avanti quelle che sono le battaglie dei molti che soffrono e che non hanno diritti. Voglio dar voce ai e alle giovani della Federazione giovanile evangelica in Italia (FGEI), della World Student Christian Federation (WSCF), di cui la FGEI è membro, e a tutti coloro che condividono l'impegno a lavorare e combattere per la giustizia ecologica e per abbattere ogni genere di discriminazione e violenza. Porterò inoltre il contributo della mia chiesa, culla della mia formazione. Riporterò a casa i temi e le decisioni prese su cui riflettere insieme alle comunità, in modo da essere un tramite efficace.DOCUMENTAZIONEMessaggio della X Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC)(Documento No. MC 01 del CEC, 8 novembre 2013)Aderisci al pellegrinaggio verso la giustizia e la pace Il nostro Dio è bontà e misericordia: ci verrà incontro dall'alto, come luce che sorge. Splenderà nelle tenebre per chi vive all'ombra della morte e guiderà i nostri passi sulla via della pace. (Luca 1, 78-79)Care sorelle e cari fratelli, vi salutiamo nel nome di Cristo. 1. Ci siamo riuniti nella Repubblica di Corea per la 10a Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese (30 ottobre – 8 novembre 2013). Provenendo da 345 chiese membro della comunione e da organizzazioni appartenenti al movimento ecumenico, ci siamo uniti in preghiera, abbiamo condiviso vicende delle nostre comunità locali e abbiamo appreso con commozione forti messaggi di lotta e speranza. Ringraziamo per le molte dichiarazioni di impegno rilasciate. Il nostro pellegrinaggio comune ha sviluppato il tema “Dio della vita guidaci alla giustizia e alla pace”. 2. Nella città di Busan, abbiamo camminato insieme lungo una strada di trasformazione: preghiamo che, mentre veniamo noi stessi trasformati, Dio faccia di noi strumenti di pace. Molti di noi hanno visitato altre parti della Corea dove abbiamo constatato le ferite aperte di una società dilaniata da conflitti e divisioni. Quant'è necessaria la giustizia per la pace; la riconciliazione per la guarigione; nonché il cambiamento del cuore perché il mondo sia completamente risanato! Abbiamo tratto incoraggiamento dalle chiese attive ed impegnate che abbiamo incontrato; il loro lavoro porta frutti abbondanti. 3. Condividiamo la nostra esperienza nella ricerca di unità in Corea come segno di speranza nel mondo. Questo non è l’unico paese in cui i popoli sono divisi, nella povertà e nella ricchezza, nella felicità e nella violenza, nel benessere e nella guerra. Non ci è consentito chiudere gli occhi di fronte a queste dure realtà o esimerci dal collaborare all’opera trasformatrice di Dio. In quanto comunione il Consiglio ecumenico delle chiese conferma la solidarietà con la popolazione e con le chiese della penisola coreana e con tutti coloro che lottano per la giustizia e per la pace. 4. Dio nostro creatore è la sorgente di ogni vita. Nell’amore di Gesù Cristo e per la misericordia dello Spirito Santo noi, come comunione dei figli di Dio, operiamo insieme in vista del compimento del Regno. Chiedendo la grazia a Dio siamo chiamati, nella nostra diversità, ad essere giusti amministratori della Creazione di Dio. Questa è la visione del Nuovo Cielo e della Nuova Terra dove Cristo compirà “tutto in tutti”( Efesini 1, 23). 5. Viviamo in un tempo di crisi globale. Dobbiamo affrontare sfide economiche, ecologiche, socio-politiche e spirituali. Nell’oscurità e nell’ombra della morte, nella sofferenza e nella persecuzione, quanto è prezioso il dono di speranza del Signore Risorto! Con la fiamma dello Spirito nei nostri cuori, preghiamo Cristo di illuminare il mondo: che la sua luce orienti l’intera nostra vita verso la cura dell’intera creazione ed affermi che tutte le persone sono create ad immagine di Dio. Ascoltando le voci che spesso ci giungono dagli emarginati, proponiamoci di condividere gli insegnamenti di speranza e di perseveranza. Impegniamoci nuovamente ad operare per la liberazione e ad agire in modo solidale. Possa la Parola di Dio illuminarci e guidarci sul nostro cammino.6. Vogliamo muoverci insieme. Spronati dalle esperienze vissute a Busan, sproniamo a nostra volta tutte le persone di buona volontà ad impegnarsi con i propri doni ricevuti da Dio a compiere azioni trasformatrici. Questa Assemblea vi invita ad unirvi a noi nel pellegrinaggio. Possano le chiese essere comunità di guarigione e compassione e possa la Buona Novella essere seminata da noi in modo che la giustizia cresca e la profonda pace di Dio abbracci il mondo. Beati coloro che osservano il diritto e agiscono con giustizia in ogni tempo. (Salmo 106,3) Dio della vita, guidaci alla giustizia e alla pace! ANTEPRIMAVogliamo muoverci insiemedi Michel Charbonnier, delegato all’Assemblea CECRoma, (NEV), 13 novembre 2013 - Proponiamo l'articolo di apertura che verrà pubblicato sul prossimo numero del settimanale delle chiese battiste, metodiste e valdesi “Riforma”. L'autore, pastore della chiesa metodista di Bologna, è stato delegato della Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi in Italia) alla X Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) a Busan (Corea del Sud) (www.riforma.it). “Ci siamo riuniti nella preghiera, abbiamo condiviso storie dalle nostre comunità locali e preso a cuore messaggi forti di agonia e di speranza. Abbiamo camminato insieme su una strada di trasformazione, e preghiamo Dio che in questo nostro essere trasformati Egli ci faccia strumenti di pace. Reimpegniamoci a lavorare per la liberazione e ad agire in solidarietà, e possa la Parola illuminante di Dio guidarci nel nostro viaggio. Vogliamo muoverci insieme. Questa assemblea vi chiama ad unirvi a noi in pellegrinaggio”.Il messaggio finale della X Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), conclusasi a Busan (Corea del Sud) l’8 novembre scorso sul il tema “Dio della vita, guidaci alla giustizia e alla pace”, traccia una linea ideale che risale fino all’Assemblea costituente di Amsterdam (1948), col chiaro intento di marcare la continuità con lo spirito che diede vita al Consiglio, ma al tempo stesso di dire che è giunto il tempo di andare oltre. Ad Amsterdam nel messaggio finale le chiese dissero, per la prima volta nella storia, “vogliamo stare insieme”. È alla luce di quel messaggio che il “vogliamo muoverci insieme” di Busan acquista tutto il suo valore: non si tratta più solamente di stare insieme, ma di muoversi insieme per “non chiudere i nostri occhi di fronte alle realtà ostili, e non lasciar riposare le nostre mani dall’opera trasformatrice di Dio” ma, di fronte alle “sfide economiche, ecologiche, socio-politiche e spirituali che fronteggiamo”, lasciare che “la luce di Cristo trasformi tutto il nostro essere per prenderci cura dell’intera creazione e per affermare che tutti gli esseri umani sono creati a immagine di Dio”.È per comunicare alle chiese e coinvolgerle in questo desiderio di movimento comune sui sentieri della pace e della giustizia che l’Assemblea ha individuato l’immagine del “pellegrinaggio di giustizia e di pace”: “nell’amore di Gesù Cristo e per la misericordia dello Spirito Santo, noi, come comunione dei figli e delle figlie di Dio, ci muoviamo insieme verso il compimento del Regno”.Pace e giustizia all’interno di un quadro di riferimento dinamico e concreto: questo ciò che emerge con più intensità dal messaggio finale dell’Assemblea, ma anche ciò che ha segnato i momenti e le riflessioni più forti di tutta l’Assemblea. Per la prima volta nella storia del CEC i temi della pace e della giustizia sono stati esplicitamente inclusi nel tema dell’Assemblea, e se poteva essere forte in alcuni il timore che ciò si risolvesse in un’operazione estetica senza reali ricadute nei contenuti dell’Assemblea stessa, tale timore si è rivelato totalmente infondato: il primo dato da registrare è che questa Assemblea ha segnato un reale cambio di paradigma, per cui le tematiche della pace hanno smesso di essere un argomento marginale nei lavori assembleari, la litania velocemente accantonata di pochi “appassionati” (per usare un eufemismo). A Busan queste tematiche non sono entrate semplicemente nel novero degli argomenti più importanti da trattare: sono state poste al cuore stesso del lavoro, dell’identità e della missione del CEC e delle chiese.In secondo luogo, va registrato che questo è stato fatto in maniera molto concreta, evitando il rischio di perdersi in discorsi astratti o estremamente generali sulla pace. Come? Scegliendo di non trattare pace e giustizia come due argomenti distinti e a sé stanti, ma sottolineando fortemente la loro totale interconnessione, ed impostando quindi la riflessione di conseguenza. Questa Assemblea non ha detto solamente che non c’è pace senza giustizia, o viceversa; ha detto, e ancora di più, ha vissuto nei suoi lavori e nelle sue deliberazioni, che pace e giustizia sono fondamentalmente la stessa cosa: sono l’aspetto concreto e tangibile del sogno di Dio per l’umanità, per il quale tutte le chiese sono chiamate ad impegnarsi e a mettersi in cammino. Ecco perché, ad esempio, non si ritrova nei documenti prodotti a Busan una presa di posizione a sé stante sulla giustizia economica: perché questa è declinata, all’interno del documento “Sulla via della pace giusta”, come appello e impegno concreto alla “pace giusta nel mercato”. O, allo stesso modo, le questioni di giustizia relative alle divisioni di genere, etniche, religiose, di casta, di classe, o alla violenza domestiche sono ricomprese nell’impegno necessario per la “pace giusta nella comunità umana”.“Sulla via della pace giusta” è quindi probabilmente uno dei documenti più importanti prodotti a Busan. Esso afferma che “la pace costituisce uno stile di vita che riflette la partecipazione umana all’amore e alla cura di Dio per il mondo e per tutta la sua creazione”, e invita le chiese a impegnarsi in azioni concrete per condividere “l’amore di Dio per il mondo ricercando la pace e proteggendo la vita”: “insieme ci impegniamo a proteggere la dignità umana, a realizzare la giustizia nelle nostre famiglie e comunità, a trasformare i conflitti senza violenza e a bandire ogni arma di distruzione di massa”.Accanto a questi risultati obiettivamente positivi e promettenti, restano ovviamente anche questioni su cui lavorare ancora. A titolo di esempio, il documento condanna chiaramente le armi di distruzione di massa e le armi atomiche, non l’uso delle armi tout court. O ancora, a fronte di prese di posizione chiare riguardo alla giustizia di genere, di razza e tra le generazioni, il nuovo Comitato centrale eletto a Busan conta solo il 39% di donne, il 13% di persone sotto i 30 anni, il 5% di minoranze indigene, e solo il 32% delle persone che guideranno il CEC fino alla prossima assemblea sono laici. Consola sapere che la Chiesa valdese ha contribuito candidando una giovane donna laica, Valeria Fornerone (che è stata eletta nel Comitato), ma la strada per la coerenza è ancora lunga. Il pellegrinaggio di giustizia e di pace è appena iniziato, ma vale la pena mettersi in cammino.

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