Amore e dolore

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Testo biblico

4Sansone si innamorò di Dalila. 5I Filistei le dissero: con le tue carezze guarda di farti dire perché è così forte. 6Dalila disse a Sansone: è possibile legarti e renderti innocuo? 7Sansone rispose: «Se uno mi lega con sette corde d’arco io divento debole come qual­siasi altro uomo». 8Portarono a Dalila sette corde d’arco ed essa lo legò. 9Dalila gridò: «Sansone, i Filistei ti so- no addosso!». Ma egli strappò le corde come si spezza un filo… 13Dalila disse: «Mi hai presa in giro. Dimmi come si fa a legarti…». (…) 16Continuò a interrogarlo, 17e alla fine Sansone, le ri­velò il suo segreto: «I miei capelli non sono mai stati tagliati, perché io sono consacrato come nazireo. Se uno mi taglia i capelli, perdo la mia forza». 18Dalila si accorse che Sansone le aveva detto la verità, 19fece addormentare Sansone sulle sue ginocchia, e poi chiamò un uomo per tagliare le trecce di capelli. La sua forza lo lasciò, e Dalila cominciò a dominarlo… 21I Filistei lo catturarono e gli cavarono gli occhi. 22Ma intanto i suoi capelli, che erano stati tagliati, cominciarono a ricrescere. 23Un giorno i Filistei si radunarono per offrire un grande sacrificio al loro dio… 25Dissero: chiamate Sansone, perché ci faccia divertire; lo condussero in mezzo ai pilastri… 27L’edificio era pieno: 28Sansone invocò il Signore: «Signore, mio Dio, ricordati di me!». 29Si puntò contro i piloni del tempio, urlando: «Muoia Sansone con tutti i Filistei!». L’edificio crollò, travolgendo tutti.

(Giudici 16, 4-29)

Amore e dolore

Il culmine della vicenda di Sansone si trova nel 16° capitolo, con la sua morte eroica, frutto della sua debolezza psicologica che gli ha fatto svelare il segreto della sua forza a Dalila. Chi è questa donna? Una prima costatazione: è l’unica donna di questi racconti ad avere un nome proprio. Questa è una caratteristica significativa: il nome significa identità e spessore, che rende Dalila il naturale contraltare di Sansone. Il rapporto tra i due è particolare e complesso, contraddittorio. È singolare che Dalila continuamente interroghi Sansone, con l’evidente scopo di carpirgli il segreto della sua forza: è solo una sottolineatura di quando ingenuo sia il Giudice, che perde la testa per la donna, oppure un artificio per mostrare quanto alcuni rapporti umani possano essere così complessi da portare sia a una passione travolgente, sia a un destino tragico? È vero che la Bibbia non è particolarmente interessata al tema dei sentimenti, ma vi sono dei casi – come questo in cui sembra esserci spazio anche per relazioni complesse e morbose. Come peraltro accade anche per molte relazioni reali.

Gregorio Plescan

Non è facile capire chi sia effettivamente Dalila

Non è facile capire chi sia effettivamente Dalila: come capita per la lingua ebraica, il suo nome ha un significato che copre una serie di sfumature che in italiano sono diverse tra di loro, come «delicata», «debole», ma anche «languida» o addirittura «misera» – un nome che ritrae una donna allo stesso tempo affascinante e capace di intenerire il maschio, soprattutto se ultra-virile come Sansone. Diverse tradizioni hanno identificato Dalila come una prostituta, anche perché al v. 5 di questo i «principi filistei» le promettono 1. 100 monete d’argento ciascuno per la sua collaborazione contro Sansone. Però i soldi le sono promessi per il tradimento, senza specificare il modo con cui il segreto può essere carpito; anzi, dal racconto sembra che tra Sansone e Dalila ci sia un rapporto prolungato ed articolato: potremmo dire che Dalila sarebbe molto più una «cortigiana», che di una donna di strada. Si può poi ricordare che la Bibbia non condivide automaticamente il giudizio esclusivamente negativo che la nostra società dà della prostituzione: alcune donne importanti lo sono (come Raab (Giosuè 2) che secondo la genealogia riportata da Matteo 1 è un’antenata di Gesù) o usano la prostituzione per far valere i loro legittimi diritti (come Tamar, Genesi 38); e come dimenticare poi l’ammonimento di Gesù, i pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio (Matteo 21, 31)?

Nell’antichità le prostitute erano delle donne libere, e come tali tanto affascinanti

Nell’antichità le prostitute erano delle donne libere, e come tali tanto affascinanti, quanto spaventose. Diversi autori biblici – il profeta Osea, il libro dell’Apocalisse – usano l’immagine della prostituta in senso metaforico, parlando dell’idolatria, che viene respinta da un lato, ma che evidentemente irretisce molti. Il rapporto tra Dalila e Sansone è un’«attrazione fatale», che la donna gestisce con abilità e l’uomo subisce: alla fine di una lunga discussione Dalila fa ammettere a Sansone che la sua forza deriva dai capelli, e il lettore sa che questo è segno del suo essere nazireo: la sua appartenenza a Dio che lo rende invincibile. Dalila coglie l’occasione e fa tagliare i capelli a Sansone, rendendolo debole come chiunque, in un misto di dolcezza e prevaricazione: Dalila attrice nel contempo coinvolta (culla Sansone) ma distaccata (è un altro che taglia i capelli). È significativo notare che la prima cosa che avviene dopo il taglio dei capelli è che Dalila «domina» Sansone, fa subire al Giudice ciò egli aveva fatto ai Filistei quando era forte. Indebolito, Sansone viene accecato e usato come animale da soma; poi i Filistei decidono di portare in trionfo il loro prigioniero in onore del loro dio. I Filistei non sanno, però, da che cosa deriva la forza di Sansone e che il tempo passato ha fatto crescere nuovamente i suoi capelli, per cui la decisione di portarlo al tempio è un grave errore: Sansone approfitterà della situazione, per distruggere l’edificio, morendo con numerosi nemici. Anche in questo caso possiamo osservare come la vicenda di Sansone metta in evidenza alcune particolarità del rapporto con Dio: così come la storia del Giudice era cominciata senza una sua adesione positiva al voto di nazireato, scelto per lui dai genitori, ispirati da un intervento divino, così egli ritorna nazireo per il semplice passare del tempo. Questo ci ricorda che in alcune tradizioni religiose – come quella ebraica e quella musulmana – il rapporto con Dio non è necessariamente soggettivo, come tende a essere per noi, ma è oggettivo. Nelle culture religiose che considerano alcuni cibi impuri, ad esempio, il loro consumo è sbagliato indipendentemente dalla decisione di farlo – addirittura dalla consapevolezza di averlo fatto! Allo stesso modo la ricrescita dei capelli di Sansone lo rende nuovamente consacrato a Dio senza la sua partecipazione.

Sansone, un «bullo di campagna» santificato?

Sansone, un «bullo di campagna» santificato? La breve panoramica offerta da questi tre contributi su Sansone forse rende giustizia solo parzialmente a questo Giudice, ma soprattutto ai quattro capitoli, con la loro coerenza narrativa e teologica. Innanzitutto è importante sottolineare come Sansone sia un personaggio caricaturale solo in apparenza, mentre in realtà assuma su di sé le contraddizioni di una società in evoluzione – quella ebraica, che cerca di far convivere i suoi principi religiosi e tradizionali distintivi, ma che deve per forza fare i conti con la complessa realtà del rapporto con altre culture e soprattutto con altre persone. In effetti la vicenda di Sansone è particolarmente legata alle complessità delle persone, in cui a volte convivono ruoli sociali e indole personale: pensiamo ai genitori di Sansone, che ci vengono presentati in due modi sfasati ma paralleli: la madre senza identità formale (senza nome) ma con una forte identità sostanziale (è lei che accoglie l’angelo, che capisce fino in fondo cosa c’è in ballo e che fa in modo che il suo ordine venga eseguito) – il padre, capo apparente della famiglia e con la piena dignità del nome, ma in realtà molto meno attrezzato della compagna ad affrontare gli eventi.

Allo stesso modo i continui – e complicati – rapporti tra Sansone e le donne Cananee mostrano quanto l’ideologia ufficiale d’Israele

Allo stesso modo i continui – e complicati – rapporti tra Sansone e le donne Cananee mostrano quanto l’ideologia ufficiale d’Israele andasse nella direzione opposta a quella dei veri sentimenti delle persone: non possiamo dimenticare che Sansone, nel cap. 14°, si impegna in un matrimonio vero e proprio con la donna di Timna, con tanto di banchetto di nozze, e non in un’avventura da poco: evidentemente nella società di quel tempo i matrimoni misti erano accettati e la Bibbia presenta idee in controtendenza. Infine Dalila, la cui figura ha rappresentato per generazioni di artisti l’emblema della donna che ammalia il maschio e lo porta letteralmente alle perdizione, ma che in realtà mostra uno spessore molto diverso dal previsto – quantomeno perché la sua capacità di sedurre va di pari passo con quella dell’eroe di lasciarsi sedurre.

(Ultima di una serie di cinque meditazioni)

(1 agosto 2013)

Preghiera

Dacci di amare senza miopia né sordità

Signore Iddio, ti presentiamo i nostri amori: amori nati splendidi, finiti miserevoli. Colmi nei primi momenti di passione, esauriti nell’incomprensione. Ricchi di passione e dolcezza, spesso inariditi nell’egoismo, nell’incapacità di ascoltare chi ci sta vicino. Dacci di amare senza miopia né sordità: un amore simile a quello che Gesù ha mostrato verso gli uomini e le donne che ha incontrato nei giorni in cui ha camminato sulla nostra terra. Amen

Bibliografia

• Crocetti G., Giosué, Giudici, Rut, Queriniana, 1981

• Ehrenberg M., La donna nella preistoria, Mondadori, 1992

• Salles C., I bassifondi dell’antichità. Prostitute, ladri, schiavi, gladiatori: dietro lo scenario eroico del mondo classico, Rizzoli, 2001

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