Verso il Natale con Marco

Scritto da Riforma.it il . Postato in Pagina Biblica

In Marco, il racconto del Natale è sostituito, in modo forse un po’ brutale, dall’appello alla conversione. L’Evangelo non è (solo) la sto­ria del bambinello riscaldato dall’asino e dal bue ma è soprattutto un appello a cambiare vita, ad accogliere l’invito di Gesù a seguirlo

Gianni Genre

Testo biblico

1Inizio del vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio. 2Secondo quanto è scritto nel profeta Isaia: «Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via. 3Voce di uno che grida nel deserto: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”». 4Venne Giovanni il battista nel deserto predicando un battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati. 5E tutto il paese della Giudea e tutti quelli di Gerusalemme accorrevano a lui ed erano da lui battezzati nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. (…) 9In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato da Giovanni nel Giordano. (…) 14Dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù si recò in Galilea, predicando il vangelo di Dio e dicendo: 15«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo». 16Mentre passava lungo il mare di Galilea, egli vide Simone e Andrea, fratello di Simone, che gettavano la rete in mare, perché erano pescatori. 17Gesù disse loro: «Seguitemi, e io farò di voi dei pescatori di uomini». 18Essi, lasciate subito le reti, lo seguirono. 19Poi, andando un po’ più oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni, suo fratello, che anch’essi in barca rassettavano le reti; 20e subito li chiamò; ed essi, lasciato Zebedeo loro padre nella barca con gli operai, se ne andarono dietro a lui.

(Marco 1, 1-20)

L’Evangelo di Marco, che è il più antico, il più conciso, racconta la storia di Gesù in modo essenziale, sebbene con un’intenzione e un piano teologici assai articolati. In origine si dice che fosse proclamato per intero nella notte del battesimo, a chi diventava cristiano.

Marco si apre con la predicazione di Giovanni il Battista che grida nel deserto

Marco si apre con la predicazione di Giovanni il Battista che grida nel deserto per chiamare uomini e donne a cambiare vita. E, fatto miracoloso, questo avviene, la gente risponde, accoglie il battesimo di pentimento. Mentre a Gerusalemme si svolgono le funzioni religiose, nel deserto la Parola viene proclamata e ascoltata. Il deserto gioca un ruolo fondamentale nella Bibbia: è luogo in cui si viene messi alla prova ma anche il luogo dell’incontro con Dio. Fra coloro che vengono a farsi battezzare vi è un uomo di Nazareth di Galilea… Marco ha poco interesse per la «biografia» di Gesù, infatti mancano episodi particolari che riguardano la vita del Nazareno. Gesù entra in scena quando già è adulto ed è immediatamente qualificato come il «Figlio di Dio». Ma allora cosa ne facciamo di questo testo per prepararci al Natale? Personalmente incontro un numero crescente di persone che non sono affatto entusiaste all’idea di dover vivere, ogni anno di nuovo, tutto il bailamme cui il periodo natalizio ci condanna. Tante persone hanno ragione, oggi, a ricordarci che la voce di Dio non si può percepire nell’agitazione e nel baccano che caratterizza questo periodo; la si può rintracciare solo nel silenzio del «deserto». Saint- Exupéry, ne Il Piccolo Principe, scriveva che ciò che abbellisce il deserto è che esso nasconde un pozzo da qualche parte. La gente di Giudea e di Gerusalemme si reca nel deserto perché sa di potervi trovare un pozzo di acqua viva, una parola che la restituisce alla dignità, alla speranza, che l’apre all’avvenire e all’eternità. Ecco come ci si prepara al Natale seguendo Marco. Insomma, per tutti noi può essere interessante venire invitati a Natale da Marco, l’evangelista dell’essenziale. Lasciamoci abitare, almeno un po’, dalle domande e dagli appelli che vediamo popolare il racconto di Natale che in Marco non c’è. Sono consapevole del pericolo che sempre corriamo quando ci avventuriamo sul terreno del «non detto», delle riflessioni che partono non da quello che viene detto (o scritto), ma da ciò che non viene detto o non è stato scritto. Ma vale la pena di correre questo pericolo. Nel Natale di Marco, le omissioni pesano parecchio. Anzitutto perché egli, certamente, sapeva, ma non dice. Sapeva che cosa era successo a Betlemme e poi a Nazareth. Conosce e parla dei fratelli e delle sorelle di Gesù; è il solo tra gli evangelisti a ricordarsi che la sua stessa famiglia lo aveva preso per pazzo, a un certo punto (3, 21). È il solo a ricordarsi che Gesù non solo era figlio di un falegname, ma era stato falegname egli stesso (6, 3). E così via…

Marco sa e conosce molti dettagli della vita di Gesù (e gli altri evangelisti attingeranno da lui) ma non parla di Natale

Marco sa e conosce molti dettagli della vita di Gesù (e gli altri evangelisti attingeranno da lui) ma non parla di Natale. Parla – appena Gesù entra in scena, dopo essersi fatto battezzare – di «conversione». Il racconto del Natale è sostituito, in modo forse un po’ brutale, dall’appello alla conversione. L’Evangelo non è (solo) la storia del bambinello riscaldato dall’asino e dal bue ma è soprattutto un appello a cambiare vita, ad accogliere l’invito di Gesù a seguirlo, a mettersi alla sua sequela. Il messaggio di Natale di Marco è perciò molto semplice, una parola essenziale: «Seguitemi e farò di voi pescatori di uomini». «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: ravvediti, fratello o sorella, e credi all’Evangelo». Proprio questo appello vuole essere il regalo, il migliore regalo che Marco vuole farci a Natale.

Si arriva al Natale, secondo Marco, solo se ti ravvedi, e segui Gesù.

Si arriva al Natale, secondo Marco, solo se ti ravvedi, e segui Gesù. Vi sono tante vantaggi (o conseguenze) ad avviarsi verso il Natale con Marco, cioè ad accogliere il dono della sequela. Accennerò solo a tre di questi: 1) Sappiamo bene che per molti «aspiranti credenti» quali tutti noi siamo, alcune delle affermazioni proprie degli altri Evangeli sono difficili da credere e anche solo da comprendere: l’idea della verginità di Maria, del concepimento a opera dello Spirito Santo, della cometa che guida i saggi venuti dall’Oriente (per Matteo e Luca), della pre-esistenza del Logos, della Parola eterna di Dio che si incarna in Gesù di Nazareth… Proprio nelle pagine dei racconti di Natale c’è un concentrato dogmatico, pieno di suggestioni e di piste di riflessione interessantissime, ma per molti nostri contemporanei un po’ in contraddizione con il proprio sentire e la propria razionalità. Ebbene, in Marco tutto questo non c’è. Si può avere l’Evangelo, nella sua interezza, nella sua integrità, anche senza tutto questo. Marco autorizza a mettere da parte queste questioni delicate e impone alle chiese – a cominciare dalle nostre– di accogliere in modo pieno anche coloro che non sono convinti di questi dogmi. L’Evangelo non si gioca lì, su quelle questioni, ma sul discepolato, al quale siamo tutti invitati. 2) Natale non è una bella festa per tutti. Per molti, anche per molti di noi, Natale, con tutta la retorica che porta con sé, può essere un momento di estrema tristezza… il ricordo forse di Natali passati accanto a persone che oggi non ci sono più, al nostro fianco; di giornate piene di luce, quando ci sentivamo circondati e forti e benedetti… e magari oggi tutto questo non c’è più, o è incrinato da un lutto non ancora del tutto elaborato, da una malattia non governata, da un senso di solitudine che può essere affettivo o semplicemente interiore. A tutte queste persone l’Evangelo di Marco dice che a Cristo non importa affatto se ci dimentichiamo, per così dire, del suo «compleanno». L’importante è invece sapere che, in mezzo alla malinconia o alla solitudine, nel bel mezzo della tua oscurità, la luce risplende, e non potrà essere soffocata. 3) Il quinto dell’umanità che si prepara a festeggiare il Natale è costituito da quella parte della popolazione che consuma di più: consuma gli undici dodicesimi delle risorse di questo nostro pianeta. L’invito al ravvedimento che in Marco prende il posto dell’Evangelo del Natale non ci chiede forse anche di volgere il nostro sguardo verso quella maggioranza della nostra umanità che oggi non festeggia il Natale perché non vuole, o non può farlo? Forse che, già 2000 anni fa, Marco non fosse – segretamente, e senza polemica alcuna – al fianco di quelle persone e che, per questa ragione, abbia personalmente lasciato da parte ogni retorica e ogni accenno al Natale…?

Ecco il Natale di Marco. Siamo all’inizio, all’inizio della buona notizia di Gesù Cristo

Ecco il Natale di Marco. Siamo all’inizio, all’inizio della buona notizia di Gesù Cristo che gli abitanti di Giudea e di Gerusalemme hanno ascoltato e che ha cambiato la loro vita. Vogliamo anche noi prestare orecchio a questa Buona Notizia che è il modo migliore per prepararci al Natale? Facciamolo con Marco e la nostra vita sarà una vita convertita.

(Seconda di una serie di quattro meditazioni)

(10 dicembre 2013)

Preghiera

Dio si intrufola nella nostra storia

Ecco che si alza sulla paglia del mondo una luce prima e ultima, come una cascata di stelle, un velo di dolcezza nella notte dei cuori.

Per annunciare un inizio, ci voleva proprio un bambino!

Un viso piccolo piccolo che porta l’inatteso: Dio si intrufola nella nostra storia, egli è al nostro fianco pellegrino di umanità.

Coloro che gustano questa presenza sono in cammino verso la loro nascita.

Essi ospitano dentro di loro una radice di luce incomparabile, inalterabile per sempre.

(Francine Carrillo)

Bibliografia

• Elian Cuvillier, Evangelo secondo Marco, Edizioni Qiqajon, Magnano, 2011

• Rudolph Pesch, Il Vangelo di Marco, Paideia, Brescia, 1980

• Antoine Nouis, L’aujour­d’hui de l’Evangile, Les Bergers et les Mages, Ré­veil publications, Lyon, 2003

• Vincent Taylor, Marco, Cittadella editrice, Assisi, 1977

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