Sul tema: "Si spezzino le catene della malvagità" – Dal 1° al 4 settembre la XVI Assemblea della FCEI

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Roma (NEV), 17 ottobre 2012 – 150 delegati di chiese battiste, luterane, metodiste, valdesi, salutiste, alcune chiese libere, dal 1° al 4 novembre si riuniranno a Pomezia (RM) per discutere gli stati generali del protestantesimo storico in Italia. "Si spezzino le catene della malvagità" (Isaia 58:6): questo il tema della XVI Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) che si aprirà il 1° novembre a Roma al Teatro Piccolo Eliseo con un evento pubblico teso a mettere a fuoco il ruolo dei protestanti nella società italiana oggi. Tra i temi che nel corso dei lavori assembleari verranno discussi insieme ad ospiti ed osservatori, figureranno non solo quelli riferiti alla crisi economica, finanziaria e morale, ma anche il rapporto tra democrazia e informazione, l'impegno degli evangelici nella promozione della laicità e del pluralismo religioso, l'unità nella diversità del protestantesimo italiano. Il culto di apertura, che si terrà venerdì mattina, 2 novembre, presso l'Hotel Selene a Pomezia, sarà presieduto dal pastore Raffaele Volpe, presidente dell'Unione cristiana evangelica battista d'Italia (UCEBI), mentre il sermone sarà a cura della pastora Maria Bonafede, già moderatora della Tavola valdese. Naturalmente l'Assemblea - che si tiene ogni tre anni - esaminerà anche l'operato del Consiglio e dei vari "Servizi" della FCEI, proponendo le linee progettuali per il prossimo triennio. A conclusione dei lavori, eleggerà il presidente e gli altri organi esecutivi.In preparazione di questo significativo momento per il protestantesimo italiano, il bollettino NEV-notizie evangeliche ogni settimana propone vari contributi redazionali nella rubrica intitolata "VERSO L’ASSEMBLEA DELLA FCEI: idee, dibattiti, sfide". Dopo l'intervista sullo stato dell'ecumenismo alla vicepresidente della FCEI, la pastora Letizia Tomassone, e dopo il punto sul Servizio rifugiati e migranti (SRM) pubblicati sullo scorso bollettino settimanale (NEV 41/12), proponiamo stavolta un contributo sul Servizio istruzione e educazione (SIE) della FCEI, nonché un'intervista a Pina Grosso, coordinatrice del progetto FCEI-Tavola valdese "Accoglienza profughi dal Nordafrica". VERSO L’ASSEMBLEA DELLA FCEI: idee, dibattiti, sfide(Pomezia/Roma, 1-4 novembre 2012)SIE. Tra nuove metodologie e un futuro sempre più multiculturaleIl Servizio istruzione ed educazione (SIE) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) è al servizio delle chiese per offrire programmi biblici, materiali di catechesi e altri sussidi per la formazione biblica di bambini e ragazzi. Si tratta di un ambito da sempre prioritario nelle chiese protestanti che già alla fine del Settecento proponevano la forma strutturata delle cosiddette scuole domenicali, incontri rivolti ai più piccoli e gestiti principalmente da laici. Nel contesto italiano, il SIE rappresenta la continuazione del "Comitato delle scuole domenicali" nato nel 1878. Principale strumento del Servizio è la rivista "La scuola domenicale". Giunta al suo 119 anno di pubblicazione, essa propone note bibliche e pedagogiche, quest'ultime divise per fasce d'età. Se la formazione di bambini e ragazzi è un ambito tradizionale del lavoro delle chiese evangeliche, a cambiare sono i contesti a cui rispondere e le metodologie adottate. In questo triennio, per esempio, i programmi hanno abbandonato dopo molti anni il programma di studio della Bibbia basato prevalentemente su sequenze cronologiche – per esempio, dalle vicende dei patriarchi fino ai re e ai profeti di Israele, per quel che riguarda l'Antico Testamento – per passare a sequenze tematiche che possono riguardare un personaggio biblico, le feste dal Natale a Pentecoste, monografie su argomenti come la preghiera oppure su simboli significativi come possono essere la casa o il pane. Questo cambiamento è dovuto certamente al confronto con le altre chiese evangeliche europee (il SIE è membro della Conferenza europea sull'educazione cristiana), ma è stato pensato anche in relazione al contesto delle chiese italiane, comunità di diaspora, disseminate su ampi territori cittadini o regionali, caratterizzate da una presenza diseguale di bambini e ragazzi al loro interno. Un programma strutturato in unità tematiche può rivelarsi più flessibile e venire incontro alle esigenze organizzative delle diverse chiese locali. Certamente rilevante per il SIE è la dimensione sempre più multiculturale che stanno assumendo le chiese della FCEI. La presenza di migranti ha portato nelle chiese locali nuove famiglie e, quindi, nuovi bambini e ragazzi. La recente partecipazione del SIE al convegno del Laboratorio interculturale di formazione e accoglienza (LINFA), organizzato dalla Commissione Essere chiese insieme (ECI) della FCEI sul tema "I giovani nella società multiculturale. Lo spazio della chiesa tra identità e integrazione", è indicativo di una prospettiva che si approfondirà sempre più.  INTERVISTA Accoglienza e/è testimonianzaPina Grosso, coordinatrice del Progetto FCEI "Profughi dal Nordafrica" Roma (NEV), 17 ottobre 2012 - Tra le attività svolte in questo triennio la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha coordinato un progetto ad hoc (finanziato con i soldi dell'otto per mille della Chiesa valdese) per l'accoglienza in Italia di profughi nordafricani giunti sulle nostre coste in seguito alle primavere arabe. Sulle sfide affrontate e i risultati raggiunti abbiamo intervistato Pina Grosso, coordinatrice del progetto conclusosi a maggio. Perché nel 2011 la FCEI ha deciso di istituire un ufficio di coordinamento per l’accoglienza e l’accompagnamento di profughi del Nordafrica in seguito agli sbarchi avvenuti a Lampedusa?Di fronte agli sbarchi incessanti di profughi cui tutti assistevamo nei primi mesi del 2011 – fenomeno che si è voluto chiamare "emergenza", ma che in realtà dura da anni – la Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi) ha ritenuto di dover compiere un gesto di accoglienza, sollecitata anche da varie comunità e singoli credenti, invitando chiese locali ed istituti ad aprire le porte a chi cercava una prima sistemazione. La FCEI nel frattempo si era attivata per mettere a punto un piano di intervento, com'è nella sua vocazione, e si è quindi creata una situazione di positiva coincidenza da cui è scaturito un progetto per l’accoglienza e l’accompagnamento di alcuni di questi profughi provenienti dalla Tunisia, dalla Libia, dall'Egitto e dal Marocco, ma anche ghanesi e nigeriani all'epoca dei fatti già rifugiati in Libia. Come hanno risposto le chiese?Tenendo conto dell’impegno non indifferente che l’accoglienza comporta, della necessità di organizzarsi in tempi rapidi e delle inevitabili incognite che un tale progetto comporta, la buona volontà di molti ha fatto comunque premio sulle difficoltà, e abbastanza velocemente sono arrivati i primi ospiti a noi indirizzati dai campi di prima accoglienza della Protezione civile. Certo, si sarebbe potuto fare di più, ma non bisogna dimenticare che molte delle nostre "piccole" chiese sono già impegnate in molti progetti simili. Quanti profughi sono stati sistemati?In totale sono state accolte 55 persone. Alcune di esse, dopo qualche tempo, hanno trovato altre sistemazioni, altre sono tornate in patria con programmi di ritorno specifici – ma sempre da noi accompagnati – alcune per motivi di salute o altro, sono ancora presso le nostre strutture. La maggior parte dei progetti si è svolta senza conflitti tra ospiti e ospitanti, ma le maggiori difficoltà non sono state quelle della convivenza, bensì quelle burocratiche per ottenere uno status giuridico nel nostro paese, della ricerca del lavoro, della prospettiva futura anche in vista di una inevitabile conclusione del nostro progetto che prevedeva una durata massima di nove mesi.  Qual è la valutazione finale del progetto?Ritengo che – come spesso accade – chi ha dato ospitalità ha ricevuto molto di più di chi è stato ospitato: se non altro in termini di stimolo alla riflessione sulla nostra vocazione, di apertura verso chi sta al di fuori delle nostre chiese - penso, naturalmente oltre alle istituzioni competenti anche a tutte le associazioni impegnate nello stesso lavoro - di scambio di informazioni su altre culture, occasione anche di scambio di affetti e sentimenti di fratellanza.Tutti abbiamo imparato qualcosa. Importante è stato l’incontro organizzato a febbraio al Centro metodista di Ecumene (Velletri) tra tutti quelli che hanno lavorato al progetto, durante il quale si sono condivise esperienze e competenze. Esperienze e competenze che sono state raccolte in un dossier a cura della FCEI nella speranza che torni utile alle prossime inevitabili occasioni di accoglienza cui non dobbiamo mai stancarci di rispondere. 

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