Intervista al presidente Massimo Aquilante – XVI Assemblea Federazione delle chiese evangeliche in Italia

Scritto da Fcei il . Postato in Notizie Evangeliche

Roma (NEV), 24 ottobre 2012 - La XVI Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), che avrà luogo a Pomezia dal 1° al 4 novembre con il motto "Si spezzino le catene della malvagità" (Isaia 58,6), riunirà delegati delle chiese membro (battisti, metodisti, luterani, valdesi, dei fratelli e dell'Esercito della Salvezza), ma anche osservatori avventisti e pentecostali, nonché numerosi ospiti. Una vera e propria assise del protestantesimo italiano che ha il compito di valutare l'operato del Consiglio della FCEI degli ultimi tre anni e di formulare le linee d'azione per il prossimo triennio. Ad oggi, quale bilancio, dunque, per la FCEI e quali sfide per il futuro? Ne abbiamo parlato con il pastore metodista Massimo Aquilante, presidente della FCEI, a una settimana dall'apertura dell'Assemblea che si terrà a Roma con un evento pubblico (vedi notizia seguente). Presidente, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) si appresta a celebrare la sua XVI Assemblea. In poche battute, per chi non sappia cos'è il mondo evangelico federato, come definirebbe lo scopo della FCEI?La Federazione è il luogo in cui si esprime la tensione all'unità dell'evangelismo italiano. Non è l'unico luogo: vi sono varie altre esperienze in corso, molto significative. Ma mi pare di poter dire che la Federazione è il luogo privilegiato per questa particolare vocazione: sia dal punto di vista dell'ampiezza, e quindi della ricchezza, delle chiese e delle tradizioni spirituali in essa rappresentate, sia dal punto di vista della missione ad essa affidata, definita molto chiaramente dallo Statuto come ricerca di "una comune linea di testimonianza nel nostro paese".  Tra le sfide che la FCEI ha affrontato in questi tre anni, quali si sentirebbe di sottolineare?Nel triennio che sta per chiudersi ci siamo sforzati di fare qualche passo in avanti lungo il percorso che si è tracciato nel corso dei decenni, tenendo presente ovviamente la situazione di grandi trasformazioni che l'Italia e il mondo intero attraversano, e cercando di individuare le priorità per il servizio che la FCEI rende alle chiese. Tutti i settori che compongono la vita della Federazione hanno svolto al meglio il proprio lavoro: non sto quindi a fare l'elenco delle cose fatte. Mi limito a richiamare tre impegni: l'audizione davanti al presidente della Repubblica, la Campagna raccolta firme L'Italia sono anch'io per i diritti di cittadinanza, il Convegno sulla libertà religiosa. Sono stati tre impegni diversi nel genere ma legati insieme dal filo conduttore della ricerca dell'unità d'intenti tra le chiese per una testimonianza su questioni che riguardano il livello di maturità democratica del paese. A questi tre esempi aggiungo il lavoro svolto in seno alla Commissione delle Chiese Evangeliche per i Rapporti con lo Stato (CCERS): la Commissione non è un settore della FCEI, ma è senz'altro un "tavolo" ampiamente rappresentativo della presenza evangelica in Italia. Cosa si aspetta da questa Assemblea dal motto assai indicativo?Stiamo vivendo un tempo di crisi profonde. Vi è il piano dell'economia, innanzitutto, sul quale si radicano sempre di più modelli di vita ingiusti che aggrediscono la dignità di chi lavora e il diritto a un rapporto armonico con il Creato. Vi è il piano della politica, che non può essere abbandonato a se stesso, soprattutto da parte di chi confessa la propria fede in Dio, ma che ha bisogno di interventi decisi perché possa riappropriarsi del compito di progettare il futuro. E vi è anche il piano morale, culturale, spirituale in senso lato. Questo aspetto soffoca l'Italia in maniera macroscopica: siamo in un sistema corrotto nel midollo, dalla finanza alle amministrazioni locali allo sport. Non c'è settore della vita del paese che non sia in qualche modo coinvolto: è irreale e fuorviante teorizzare l'esistenza di una "società civile" pura e sana rispetto ai "politici" o ai "banchieri". Semmai, è vera un'altra cosa: che l'Italia non è fatta solo da donne e uomini proni di fronte alla corruzione. E' in un tempo così segnato che ci riuniamo per la nostra assemblea: come non misurarci, dunque, con le questioni che in esso si agitano? Le aspettative verso i lavori e gli esiti assembleari sono molto alte. Proprio in quanto luogo di espressione dell'unità, l'assemblea dovrà mettere a confronto le "letture" che gli evangelici italiani, nella loro varietà di provenienze e di convinzioni teologiche, danno di quella che ormai da più parti viene definita "crisi di civiltà". Si tratta di ridefinire insieme le linee di predicazione dell'evangelo e di azioni responsabili per la comune testimonianza, ciascuno portando il proprio contributo. La parola profetica che abbiamo indicata come motto dell'assemblea - "Si spezzino le catene della malvagità" (Isaia 58,6) - indica una direzione precisa alla nostra vocazione e allo stesso tempo dice che la confessione della fede non è una zona franca per i discepoli di Gesù Cristo. E questo, naturalmente, riguarda anche l'operato specifico della Federazione, che non può essere considerato in modo avulso dalla missione cui le chiese vogliono rispondere, quasi fosse una pura e semplice sommatoria di prestazioni, e che di conseguenza dovrà assumere la forma più adatta al servizio.

Tags:

Scrivi il tuo commento...
(Devi inserire Nome e E-mail)

8x1000