La nostra fede

Scritto da valdesidipignano.it il . Postato in Cosa crediamo

Una delle prime cose che ci vengono domandate, quando uno di noi dice di essere evangelico, è “che differenza c’è fra cattolici e protestanti?”. Non è molto facile, ne’ simpatico, rispondere a questa domanda, se non altro perché ci costringe a dare delle risposte “in negativo”: non riusciamo spesso a proporre la nostra fede, a dare a ciò che crediamo un significato positivo, ma siamo costretti a spiegarci come dei “bastian contrari”, che non credono al papa, alla Madonna ecc. Invece la fede evangelica è qualcosa che si può tranquillamente “affermare”: gli evangelici non sono “contro” qualcosa, ma “per” qualcuno: Gesù Cristo.

Per questa ragione abbiamo deciso di proporvi in queste poche pagine alcuni punti forti della fede protestante, da proporre ai nostri interlocutori: loro potranno tranquillamente confrontare la nostra fede con la loro! 

“PROTESTANTI” O “EVANGELICI”?

Un nome comune e capito bene anche nel nostro paese, utilizzato per identificare le nostre chiese, è quello di “protestanti”. Purtroppo, però, in italiano questa parola è tendenzialmente negativa: verrebbe da pensare che i protestanti sono delle persone che protestano contro qualcuno. In realtà questa parola ha un significato preciso e assolutamente non negativo: nacque nel 1528, durante un incontro fra principi tedeschi e imperatore, nella città di Spira, quando alcuni regnanti si misero dalla parte di Martin Lutero, che aveva criticato apertamente il papa, esponendo le famose “95 tesi”. L’imperatore Carlo V domandò loro come mai si fossero messi dalla parte di Lutero: essi risposero dichiarando la loro fede e il loro accordo con il riformatore tedesco. Dato che all’epoca il latino era la lingua internazionale, essi risposero in questa lingua, nella quale “dichiarare pubblicamente” si dice “protestare”, da cui la parola “protestanti”: dunque “protestanti” non sono coloro che “protestano”, ma piuttosto quelli che “dichiarano pubblicamente” la loro fede.

La parola “evangelici”, invece, ha un significato più chiaro e indica la fedeltà dei protestanti al messaggio degli Evangeli, senza doverlo vincolare a particolari interpretazioni “ufficiali”.

LA FEDE

Il cristianesimo delle origini, soprattutto attraverso l’apostolo Paolo, ha capito che la vita e la morte di Gesù Cristo sono il passaggio decisivo per la nostra vita e per la nostra salvezza: noi non possiamo andare verso Dio, non ne saremo mai all’altezza, ma Dio è venuto verso di noi, in Gesù Cristo, si è fatto uomo e ci ha mostrato la Sua misericordia e il Suo amore che superano la nostra comprensione. Vivendo per noi, morendo sulla croce e risuscitando per noi. Nella Croce e nella risurrezione di Gesù capiamo quanto siamo bisognosi di aiuto e quanto Lui sia disponibile ad amarci. Per questo la teologia protestante afferma che siamo salvati per Grazia tramite la Fede: solo se noi comprendiamo che Gesù Cristo ha un’importanza per noi, che le Sue parole non sono le illusioni di un idealista, ma un avvenimento che possiamo prendere sul serio e vivere quotidianamente, “credendogli sulla parola”.

Le nostre opere, al contrario, sono il nostro modo di vivere questo avvenimento, la conseguenza della fede, e non la maniera con cui pensiamo di completare l’opera di Dio.

Quando parliamo di “vita eterna” e di “salvezza eterna”, poi, intendiamo che la salvezza inizia nella nostra vita odierna – in comunione con Dio – inaugurata dalla risurrezione di Gesù, per spingersi oltre la barriera della morte, fino alla nostra risurrezione. Affermare di credere nella promessa della vita eterna significa credere che l’amore di Cristo per noi sia più forte di tutti i vincoli della nostra esistenza, anche della morte.

LA BIBBIA

I cristiani affermano che Dio ci parla tramite le Bibbia. La Bibbia è una raccolta di libri scritta in molte migliaia di anni, scritta da persone che hanno visto nella loro storia e nella storia del loro popolo, gli Ebrei, la mano di Dio, dall’inizio del mondo (la creazione), alla fine delle storia (l’apocalisse-rivelazione). La Bibbia è un libro di storia non così come noi possiamo intenderlo, con l’elenco di fatti e di battaglie, ma una testimonianza di fede, di come i fatti che sono avvenuti hanno rappresentato l’azione del Signore e la risposta, positiva o negativa, degli uomini e delle donne, raccontate con il linguaggio e le conoscenze del tempo; la Bibbia non è quindi un trattato scientifico, magari “alternativo” alla scienza contemporanea, ma una serie di racconti di come Dio ha agito e agisce nella vita concreta delle persone. La Bibbia non è nemmeno un codice di morale, ma la testimonianza di come dei credenti hanno risposto concretamente alle promesse di Dio.

La Bibbia, a volte, non è facilissima da leggere e interpretare, ma non per questo dobbiamo delegarne a qualcun altro l’interpretazione: piuttosto siamo invitati a cercare di capire nella nostra vita che cosa Dio ci vuole dire, leggendo e approfondendo la Bibbia nella comunità dei credenti, approfondendo che cosa Dio ci ha detto nella vita di Gesù Cristo, quale parola definitiva è rivolta all’umanità.

SOLO A DIO SIA LA GLORIA

Il mondo antico cercava di spiegare i fenomeni naturali associandoli a delle divinità. Il cristianesimo, influenzato dalla cultura pagana, molto spesso ha sostituito gli dei antichi chiamandoli “santi”, che intercedono per i cristiani presso Dio. Il Nuovo Testamento ci parla dei “santi”, e la parola “santo” significa “separato”, messo da parte da Dio per il compito della testimonianza. Gli uomini e le donne cristiane sono “separate” dal mondo, anche perché spesso il mondo li considera per lo meno “illusi”. Quindi i “santi”, secondo la Bibbia, sono tutti i cristiani. Allo stesso modo si è pensato che Maria, in qualità “madre dì Gesù”, potesse avere un’influenza particolare nei confronti di Gesù e di Dio padre. Poi, dato che Gesù era una persona particolarissima, si è pensato che anche sua madre lo dovesse essere, e quindi che fosse “sempre vergine”, “concepita immacolata”, “assunta in cielo”. Nella Bibbia il nome di Maria appare solamente 12 volte e in qualche caso non ha capito Gesù (se vogliamo fare un confronto statistico, l’apostolo Paolo viene nominato più di 80 volte). Questo non per denigrare Maria, ma per il fatto che Maria è stata una persona come noi, che in qualche caso ha capito cosa Dio volesse da lei, mentre in altri casi ha preferito ignorare le sue richieste. Rifiutare l’idea dell'”intercessione” da parte di Maria e dei santi è un modo di affermare che ognuno di noi è salvato per Grazia, e che deve quindi prendersi le sue responsabilità di fronte a Dio. Maria stessa è un esempio di questo, quando nel “Magnificat” (Luca 1,46-55), riconoscendo i suoi limiti di creatura, accetta le sue responsabilità di fronte al suo Signore.

Quanto alla nascita verginale, poi, l’accento della Bibbia è posto sul fatto che il Salvatore viene al mondo per opera di Dio e senza la partecipazione umana. Il protestantesimo ha fatto piazza pulita di queste idee pagane e, riprendendo in mano la Bibbia, ci ha riportati al cristianesimo così com’era, facendoci rivolgere lo sguardo all’unico che ne ha diritto: Dio. Il Signore, così come ce ne parla la Bibbia, non è il capo degli dei, che ha una sua corte e una serie di amici particolari, che lo possono convincere ad accettare raccomandazioni.

LA CHIESA

Sotto un certo punto di vista il Protestantesimo è stato ed è tutt’ora una “scommessa”: la scommessa che i cristiani possono vivere davvero la loro fede senza aver bisogno di “rappresentanti” di Dio. I protestanti, nel mondo, sono organizzati in maniere diverse, ma sono accomunati dall’idea che non esistono delle persone che possano arrogarsi il diritto di rappresentare Gesù Cristo sulla terra. Nella visione protestante, la Chiesa non è formata da persone che sono a posto e che possono insegnare agli altri cosa fare e cosa non fare, ma piuttosto fatta di uomini e donne che sanno di aver bisogno dell’amore di Dio, e che decidono di vivere di conseguenza. Il protestantesimo pratica il “sacerdozio universale dei credenti”: tutti coloro che credono in Gesù Cristo sono “sacerdoti”; tutti i credenti, cioè, sono ugualmente chiamati a servire Dio, ognuno nella sua vita e secondo i doni che ha ricevuto. Tutti, uomini e donne, possono celebrare i sacramenti e accedere ad ogni livello di responsabilità nella Chiesa.

I SACRAMENTI

Le chiese protestanti, rifacendosi alla Bibbia, celebrano i due sacramenti presenti nel Cristianesimo primitivo: la Santa Cena e il Battesimo; altri sacramenti sono nati molti secoli dopo Gesù e per ragioni del tutto contingenti.

In generale possiamo dire che l’interpretazione cattolica e quella protestante dei sacramenti divergono su un punto molto particolare e significativo: per la teologia cattolica i sacramenti sono segni validi di per se stessi (il nome latino di questo punto di vista è “ex opere operato”), al di là della dignità dì chi li celebra e della fede di chi li riceve.

Per le Chiese protestanti i sacramenti sono “segni” che ci rimandano al di là di noi stessi, cioè all’amore di Dio.

Il Battesimo: nelle Chiese evangeliche il battesimo è amministrato in due forme (per immersione e per “aspersione” , cioè versando dell’acqua sul capo della persona da battezzare). Alcune Chiese accettano sia il battesimo degli adulti che quello dei bambini; altre solamente quello dei credenti.

Chi accetta il battesimo dei bambini (detto anche “pedobattismo”) sottolinea in particolare l’amore che Dio ha per tutti: Dio ci ha amati per primo, quando ancora non lo sapevamo.

Le chiese che praticano il battesimo dei credenti sostengono che il battesimo è segno della conversione della persona, e segno dell’accettazione personale della “vita nuova” alla quale Gesù Cristo ci chiama.

La Cena del Signore è il ricordo dell’ultima cena, nella quale Gesù ha spezzato il pane e distribuito il vino. Questo “ricordo”, però, non è, per chi la riceve, solamente commemorazione di qualcosa successo 2000 anni fa, ma consapevolezza dell’attualità dell’amore di Dio che celebra la Santa Cena, cioè l’annuncio per noi, oggi, della morte e della risurrezione di Cristo.

Le differenze fra le concezioni e le pratiche dei sacramenti sono tra le più grandi divisioni tutt’oggi esistenti fra le varie Chiese Cristiane. Prima di addentrarci nel discorso è d’obbligo fare due premesse:

– per intraprendere qualunque considerazione sul protestantesimo è essenziale premettere che questo è un mondo vario, complesso, nel quale non è possibile fare un discorso generale che possa valere per tutte le confessioni di fede e per di più su un tema così importante e delicato qual’è quello sacramentale. Quindi all’interno dell’esposizione si riporteranno le differenti concezioni che le varie correnti teologiche fanno proprie.

– la conoscenza degli sviluppi storici che hanno portato alle attuali divisioni è utile per comprendere quanto travagliate siano state le vicende che hanno portato alla definizione delle varie posizioni nei confronti dei sacramenti.

Il termine “sacramento” viene usato per definire le azioni attraverso le quali i fedeli partecipano alla salvezza operata da Dio mediante Cristo e hanno come fondamento il testo biblico.

La loro presenza è attestata già nel Nuovo Testamento (battesimo, imposizione delle mani, dono dello Spirito), ed essi erano indicati come riti salvifici che presero poi il nome di “azioni sacre”. Al di fuori del battesimo e della cena del Signore, gli altri venivano adottati e praticati a discrezione delle varie chiese.

Dato il loro carattere misterioso queste azioni vennero in un primo momento chiamate mysteria. Nella versione dei LXX “mysterion” significa semplicemente qualcosa di nascosto mentre nel Nuovo Testamento mysterion indica il piano escatologico di Dio rivelato da Gesù.

Secondo la concezione dei padri greci mysterion è il riflesso del prototipo, un antityton: ovvero il collegamento tra il Creatore e la creatura.

Fu Tertulliano a tradurre il termine Mysterion con Sacramentum, ovvero non solo un atto di consacrazione ma anche il giuramento fatto dai soldati e confermato con un segno esteriore. E da qui abbiamo la svolta che concepirà il termine sacramento come un atto esterno visibile.

Fu Agostino d’Ippona poi a porre l’accento sul sacramento come segno visibile, e quando in Occidente la prima scolastica concepì definitivamente il sacramento come segno, facendo sparire il significato di mistero, le concezioni occidentali e orientali dei sacramenti cominciarono a divergere.

Ugo di San Vittore (morto nel 1141) affermò che il sacramento quando viene amministrato da una persona autorizzata diviene segno della grazia, punto debole di questa teoria è che non tutti i sacramenti contengono un segno materiale.

Di conseguenza Pietro Lombardo (morto nel 1160) sviluppò questa teoria e l’ampliò affermando che il carattere specifico di un sacramento consiste nella sua efficacia: “Si chiama sacramento ciò che è segno della grazia di Dio e forma della grazia invisibile, e porta la sua immagine e opera come sua efficacia” fissando a sette il numero dei sacramenti che tutt’ora la chiesa cattolica romana adotta.

Si procedette poi nel distinguere fra l’azione del celebrante e l’azione compiuta.

Tommaso d’Aquino afferma che i sacramenti non sono solo veicolo della salvezza ma strumenti della grazia nella mano di Dio a prescindere dalla dignità del ministro o del ricevente.

Per Lutero invece il sacramento era strettamente collegato con la Parola di Dio e secondo lui sia l’uno che l’altra sortivano lo stesso effetto. Con ciò ridusse i sacramenti a Battesimo, Cena del Signore e alla penitenza. Secondo lui tre erano gli elementi che costituivano il sacramento: la parola di promessa di Dio, il segno sacramentale e la fede.

Calvino e Zwingli ritengono che l’opera effettiva della salvezza di Dio può essere accessibile agli uomini solamente attraverso la predicazione.

Il primo sostiene che i sacramenti sono azioni utili al credente in quanto “testimonianza della grazia verso di noi, confermata da un segno esteriore”.

Il secondo rifiuta invece tutta la dogmatica esistente fino ad allora, affermando il puro e semplice valore simbolico del sacramento.

Nel 1547 il Concilio di Trento sancì la definitiva rottura tra cattolicesimo e protestantesimo per ciò che concerne la dottrina sacramentale.

Nella costituzione dogmatica Lumen Gentium sulla Chiesa si legge “La Chiesa è in Cristo come sacramento, ovvero segno visibile dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”.

I teologi protestanti invece contestano la visione della chiesa come sacramento primario. Eberhard Jungle afferma che Cristo è il sacramento della Chiesa e il Battesimo e la Cena del Signore sono i due modi di celebrare questo sacramento.

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